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Medici di famiglia: una categoria in attesa di riforme
A cura di Ferruccio Bovio
A partire dal 2019, gli ambulatori dei medici di base hanno cominciato a chiudere con una cadenza di quasi mille all’anno: il che significa più di due al giorno, senza essere assolutamente rimpiazzati. Pertanto, se si osservano i dati relativi ai casi di medici di famiglia che, negli ultimi dieci anni, non sono stati adeguatamente sostituiti, si nota che riguardano circa seimila professionisti, per una percentuale che supera il 10% della categoria. Di conseguenza, per molti di noi, può essere diventato non facile individuare il proprio medico di fiducia, tra i quarantamila rimasti in servizio (erano 46.000 nel 2012), i quali, molto spesso, si vedono oggi costretti a superare quella soglia massima di 1.500 assistiti, prevista ufficialmente dai contratti. Il tetto di 1500 cittadini, soprattutto in alcune zone del Nord Italia, viene infatti largamente oltrepassato da livelli che arrivano a superare i 1.800 pazienti per ogni medico. E si tratta, indubbiamente, di numeri che non sono facili da gestire, quando si deve garantire tempestivamente una visita o una ricetta.
C’è poi un altro problema a condizionare l’organizzazione dei medici di base che - va ricordato - sono liberi professionisti che, attraverso una convenzione, lavorano per il Servizio Sanitario Nazionale. E stiamo parlando dell’indirizzo che prenderà l’ormai inevitabile riforma della Sanità Territoriale, che sta per essere avviata grazie anche ai fondi del Pnrr (7 miliardi) e che introdurrà le Case di Comunità: nuove strutture socio – sanitarie destinate alla presa in carico di malati affetti da patologie croniche. Come si rapporteranno con gli studi dei medici di famiglia? Per ora la materia resta piuttosto vaga: sappiamo soltanto che l’esecutivo Draghi aveva annunciato una riforma dei medici di famiglia che prevedeva l'obbligo di lavorare un minimo di ore dentro le Case di Comunità per meglio integrarli nella nuova Sanità Territoriale. Però, con il cambio di governo, la riforma che era da ritenersi già pronta è stata bloccata, in attesa che l’esecutivo Meloni decida come procedere. Stando comunque ai “si dice”, sembra non ci sia l'intenzione di inserire nessun vincolo orario per i medici da spendere al di fuori del loro studio professionale.
15 Novembre 2022