Il Corsivo

Lockdown: le regole e la disciplina dei cittadini
Come applicare regole comuni durante una pandemia rispettando i diritti dei cittadini?
Fin dai giorni del primo lockdown, uno dei dibattiti più frequenti ha riguardato proprio questo difficile binomio. Il Covid-19 ha imposto al nostro Paese misure drastiche di contenimento: limitazioni della libertà di circolazione, di iniziativa economica, di riunione, di associazione, e per certi versi anche delle libertà personali che si inseriscono nei poteri garantiti dagli articoli 16, 17, 18, 27 e 41 della Costituzione.
La quantità di decreti del Governo, ordinanze delle Regioni, iniziative dei singoli Comuni hanno generato contrasti tra Enti preposti al contenimento della pandemia, provvedimenti legislativi troppo spesso difformi tra loro, determinando sconcerto tra i cittadini.
Tra queste crepe istituzionali si sono inseriti personaggi di ogni tipo: negazionisti, politici che hanno cavalcato il malcontento, approfittatori scaltri, cialtroni.
Ora siamo nel mezzo di un altro lockdown e il Viminale ha diramato le circolari ai prefetti. È scritto che “vanno predisposti servizi efficaci che garantiscano la corretta osservanza dei divieti come controlli lungo le arterie di traffico e in ambito cittadino per prevenire possibili violazioni alle restrizioni alla mobilità e situazioni di assembramento o di mancato rispetto del distanziamento interpersonale”. Tradotto. Ci sarà un dispiegamento di forze degli apparati tale da non consentire altre interpretazioni dei decreti, altrimenti piovono multe salatissime.
Si possono sancire regole, renderle operative per decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri, ma la loro applicazione pratica non passa soltanto dal controllo del legislatore. Dovrebbe trovare nuova linfa anche nel buon senso e nella responsabilità dei cittadini. Passa anche da qui la lunga battaglia per sconfiggere il virus.
24 dicembre 2020
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