Il Corsivo

Berlusconi rilancia la “legge Pecorella”
A cura di Ferruccio Bovio
“Quando governeremo noi, le sentenze di assoluzione, di primo o di secondo grado, non saranno appellabili". Con queste parole, Silvio Berlusconi ha introdotto, nella campagna elettorale, un tema – fortemente improntato al garantismo – che non sappiamo fino a che punto sarà gradito ai leaders degli altri due partiti che costituiscono lo schieramento elettorale di centro destra. Molte cose, negli ultimi 30 anni, sono probabilmente cambiate e possiamo immaginare che oggi la Lega di Matteo Salvini non porterebbe più minacciosamente il cappio in un’aula parlamentare: anzi, a onor del vero, è stato proprio il leader leghista – unitamente ai radicali - a portare avanti una campagna referendaria per un profondo rinnovamento della giustizia italiana. Così come siamo quasi sicuri che Giorgia Meloni non lancerebbe più le monetine a Bettino Craxi come fecero i militanti missini nel 1993. Però, ci stupiremmo non poco se i segretari di Lega e FDI non fossero ben consapevoli del fatto che un certo spirito forcaiolo alberga ancora tra i propri militanti in modo abbastanza diffuso.
È certo, invece, che il proclama elettorale del Cavaliere di Arcore ha subito incontrato una netta opposizione da parte dell’Anm e del suo presidente, Giuseppe Santalucia, secondo il quale la questione è già stata affrontata dal legislatore nel 2006 con la legge Pecorella che la Corte Costituzionale ha poi dichiarato illegittima.
Indubbiamente, l'abolizione degli appelli eviterebbe certi accanimenti delle procure e ridurrebbe notevolmente i tempi – alle volte biblici - della giustizia italiana. D’altra parte, anche negli Stati Uniti non si può essere giudicati due volte per lo stesso reato: anche se bisogna precisare che negli USA questo principio vale non solo per le sentenze di assoluzione, ma anche per quelle di condanna...Una soluzione che, se applicata in Italia, non avrebbe, ad esempio, consentito allo stesso Berlusconi di uscire indenne da più di un processo grazie alla prescrizione…
Comunque, esiste effettivamente il precedente della sentenza con cui il 24 gennaio 2007 la Consulta dichiarò illegittima la legge Pecorella (dal nome del famoso penalista passato disinvoltamente da “Soccorso Rosso” a Forza Italia ) proprio nella parte in cui escludeva che il pubblico ministero potesse proporre appello contro le sentenze di proscioglimento. Secondo i giudici costituzionali, la legge era incompatibile con gli articoli 3 e 24 della Costituzione perché, avrebbe consentito all’imputato di appellare contro le sentenze di condanna, senza al tempo stesso “accordare al pubblico ministero lo speculare potere di proporre appello contro le sentenze assolutorie”.
Credits: European People’s Party (CC BY 2.0)
18 Agosto 2022
“Il Corsivo" di Ferruccio Bovio è in onda su Giornale Radio All News dal lunedì al sabato a partire dalle 4 del mattino. Ascolta anche in podcast!
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