Il Corsivo

La rivolta in Francia e il caso del giovane ucciso dalla polizia a Nanterre
A cura di Daniele Biacchessi
Nanterre è un grande agglomerato della periferia a nord ovest di Parigi. Ed è lì che Nahel, un ragazzo 17enne, è stato fulminato da un'arma di un poliziotto. Nahel guidava una Mercedes senza patente, non si è fermato come richiesto da due agenti. E uno di loro ha sparato, uccidendolo. La ribellione già in atto si allarga a macchia d'olio in tutte le città. Parigi ferma metro e tram. Marsiglia ordina l'evacuazione del porto. Il presidente della Repubblica francese Macron si rivolge ai genitori dei giovani manifestanti. "Un terzo degli arrestati sono giovani o molto giovani, è responsabilità dei genitori tenerli a casa. Faccio appello al senso di responsabilità delle famiglie", ha dichiarato Emmanuel Macron annunciando la mano dura, l'utilizzo di "mezzi aggiuntivi" contro le rivolte. Ma le Nazioni Unite hanno chiesto alla Francia di affrontare seriamente i problemi del razzismo e della discriminazione razziale all'interno delle sue forze di polizia, dimostrando che il problema esiste. La morte di un giovane durante dei tumulti, in mezzo ad una rivolta epocale, comunque sia avvenuta, è una sconfitta dello Stato francese e dello stesso Macron che non può cavarsela con l'appello ai genitori. La morte di un ragazzo dovrebbe invece scuotere le coscienze di un Paese e costringerlo ad interrogarsi sulle origini delle violenze che non riguardano tanto le periferie, ma ampie sacche della popolazione francese che protestano da mesi su pensioni, welfare, diritti, e molto altro ancora. Il pugno duro e lo stato di eccezione rendono Macron molto più debole sul piano politico.
Credits: Agenzia Fotogramma
1 Luglio 2023
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