Il Corsivo

Strage di Bologna, 43 anni dopo. La matrice dell'attentato divide la classe politica
A cura di Daniele Biacchessi
Passano 43 anni e la verità giudiziaria per la strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980 (85 morti, oltre 200 feriti), diventa sempre più chiara. Le aule dei Tribunali hanno accertato le responsabilità di membri di organizzazioni neofasciste come i Nar (Nuclei Armati Rivoluzionari), nella ideazione dell'attentato, e il ruolo della loggia massonica P2, dell'Ufficio affari Riservati del Ministero dell'Interno, dei vertici del Sismi (il servizio segreto militare di allora). Condannati in via definitiva Giusva Fioravanti, Francesca Mambro, Luigi Ciavardini, Licio Gelli, Francesco Pazienza, Giuseppe Belmonte, Pietro Musumeci, e in primo grado Gilberto Cavallini, Paolo Bellini. Dunque una strage fascista. La matrice dell'attentato però divide ancora la classe politica. Nel 43/o anniversario, e dopo le accuse del presidente dell'associazione dei parenti, Paolo Bolognesi, il ministro della Giustizia Carlo Nordio sembra gettare acqua sul fuoco: "La strage alla stazione di Bologna è una ferita aperta per tutto il Paese e solo una verità senza zone d'ombra può portare ad un'autentica giustizia. In sede giudiziaria è stata accertata la matrice neofascista della strage ". A Nordio Bolognesi rimproverava un suo intervento, dei mesi scorsi, sul tema dei giudici popolari over 65, un cavillo che ha minacciato il processo di appello a Gilberto Cavallini. Ma alla Camera si discuterà la mozione di Andrea De Maria, del Pd, "dove si sottolinea il valore delle motivazioni della sentenza del processo di primo grado cosiddetto 'ai mandanti'". Viene confermata la proposta di Fratelli d'Italia di una commissione d'inchiesta bicamerale sugli anni di piombo, mentre al Senato il presidente Ignazio La Russa ricorderà in Aula l'anniversario. La divisione resta.
2 Agosto 2023
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