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Greenpeace: Mediterraneo sempre più caldo
Il rapporto definisce l’area mediterranea come un “hot spot” climatico, soprattutto per la permanenza di anticicloni africani che permettono un più intenso soleggiamento e un maggior riscaldamento delle temperature superficiali del mare. Sono molti gli studi che mostrano un aumento graduale delle temperature anche nei mari italiani: si parla di circa due gradi centigradi in superficie negli ultimi 50 anni, secondo quanto rilevato dai satelliti.
L’aumento delle temperature marine, oltre a provocare gravi impatti sulla biodiversità, contribuisce anche a innalzare il livello del mare, con conseguenze anche su quanto accade in atmosfera, dove avvengono i fenomeni meteorologici. Il mare trasferisce, infatti, sempre più calore all’atmosfera e quest’ultima non può far altro che scaricare violentemente questo surplus di energia sul territorio con piogge molto intense e venti forti. Ecco, quindi, il motivo per cui i fenomeni meteorologici possono diventare più violenti.
Anche nel Mediterraneo ci sono i cosiddetti “Medicanes” (cioè i cicloni tropicali mediterranei): sono per fortuna più piccoli e meno distruttivi degli uragani atlantici, in parte perché l’acqua del Mediterraneo è meno calda di quella atlantica equatoriale e tropicale, in parte perché hanno meno spazio libero per svilupparsi rispetto all’Oceano.
Greenpeace sottolinea, inoltre, che la temperatura sulla terra e sul mare è destinata ad aumentare ancora, a seconda delle emissioni di gas climalteranti che ci troveremo ad affrontare. Ciò significa che anche gli impatti rischiano di aggravarsi, con fenomeni meteo più frequenti e sicuramente più violenti, in particolare nel nostro Paese, in cui, tra l’altro, i territori sono già estremamente fragili e vulnerabili, sia in campagna che nelle città. (A cura di Ferruccio Bovio. Foto di Adrian Maur)
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