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Di Maio compromette il “campo largo” di Enrico Letta | 23/06/2022 | Il Corsivo

today23 Giugno 2022 8

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A cura di Ferruccio Bovio

La scissione dei 5 Stelle è destinata a produrre effetti su tutto il nostro sistema politico, a partire dal governo Draghi, oggi oggettivamente meno saldo persino di quanto lo fosse prima, nonostante la sua orgogliosa determinazione a rimanere in vita per portare positivamente a compimento tutti gli impegni che aveva assunto al momento della sua formazione (come il rilancio dell’economia ed il superamento della pandemia). Adesso, con la nuova situazione venutasi a creare nell’area politica che all’inizio della legislatura costituiva la più ampia rappresentanza parlamentare, Mario Draghi rischia, infatti, di venire a trovarsi nella condizione di dover affrontare una richiesta di rimpasto, che, a questo punto, Conte potrebbe tranquillamente avanzare, proprio in considerazione dei mutati equilibri in seno all’esecutivo.

Non sarà però, solo il Governo a risentire dello sconquasso appena avvenuto nella sfera pentastellata, poiché anche i futuri assetti e gli accordi elettorali che Enrico Letta aveva progettato per lo schieramento di centrosinistra andranno sicuramente ripensati. Quali margini di manovra e di crescita potrà mai avere, d’ora innanzi, il cosiddetto “campo largo”, tanto caro al segretario del PD? Letta dovrà, con ogni probabilità, rivedere quella strategia sulla quale aveva puntato fino a ieri e che individuava nel Movimento guidato da Giuseppe Conte – per altro neanche troppo entusiasta dell’offerta – l’interlocutore ideale per costruire qualcosa di efficace da contrapporre al centrodestra. Ma adesso tutto è stato rimesso in discussione: anzi, paradossalmente l’uscita di Di Maio dai 5 Stelle potrebbe addirittura indebolire la disponibilità al dialogo di Conte, rendendolo ancora più condizionato, nelle sue scelte, dalle componenti grilline rimaste al suo fianco, le quali sono proprio quelle più ansiose di riprendere l’antica via dell’opposizione “dura e pura”.

Quanto, invece, al ministro degli Esteri, pare improbabile che scelga di collocarsi e di candidarsi nell’ambito di un eventuale e raffazzonato “campo largo”, preferendo navigare verso lidi centristi.

Le cose volgono, invece, al bello per il centrodestra che al momento, nonostante la sua spiccata propensione a farsi del male da solo, si trova oggi nella forse insperata condizione di poter andare verso le prossime elezioni politiche del 2023 senza aver di fronte avversari in grado di impensierirlo sul serio.

Credits: Agenzia Fotogramma

Scritto da: Giornale Radio

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