Due parole sulle accise | 14/01/2023 | Il Corsivo



A cura di Ferruccio Bovio Il tema delle “accise” sui carburanti sta prendendo, in questi giorni, il sopravvento su ogni altro tipo di discussione politica. Messa in difficoltà da alleati di governo e da elettori della Destra che le rinfacciano di non aver tenuto fede agli impegni assunti nel programma elettorale in merito alle riduzioni fiscali, Giorgia Meloni – attraverso un suo video difensivo – ci spiega una cosa che, forse, molti di noi ignoravano ancora e che cioè “i conti si fanno con la realtà”. Di conseguenza, su una manovra di trenta miliardi, dei quali venti sono stati destinati al caro bollette, i rimanenti dieci si è deciso di non utilizzarli per effettuare un taglio alle accise che sarebbe andato indiscriminatamente a vantaggio sia dei ferraristi, che degli scooteristi, ma si è preferito, invece, indirizzarli verso interventi a favore dei redditi medio bassi. Così, anche a costo di scontentare benzinai, trasportatori e pendolari costretti ad utilizzare l’auto tutti i giorni, i soldi che avrebbero potuto consentire una proroga del taglio alle accise introdotto dal governo Draghi (e che sarebbe, comunque, scaduto il 31 dicembre scorso) sono serviti per altri scopi, come quello di innalzare, ad esempio, le pensioni minime per gli over 75. Abbiamo l’impressione che, quando si tratta questo argomento, non venga sufficientemente messo in chiaro il fatto che non si parla mai di “abolizione” delle accise, ma piuttosto di “riduzione” delle stesse. L’eliminazione completa del fastidioso balzello che dobbiamo pagare ogni volta che facciamo rifornimento di carburante comporterebbe, infatti, una revisione strategica della politica dei trasporti nazionale, dal momento che il Fondo nazionale per il concorso finanziario dello Stato agli oneri del trasporto pubblico locale è alimentato, in larga misura, proprio dalle accise. Si vuole che, per mancanza di fondi, lo Stato rinunci alla promozione del trasporto pubblico, sulla falsa riga del modello americano? Forse sarebbe più equo studiare, invece, un sistema (certo non facile da delineare), in base al quale le accise, possano essere gradualmente ridotte a vantaggio prevalente delle categorie di contribuenti meno agiate. Certo, fa piacere sapere che, oggi, anche chi per anni ha cavalcato la facile onda dell’opposizione pregiudiziale ad ogni costo, scopra, finalmente, che “i conti si fanno con la realtà”. Per questo motivo, ci auguriamo che, al di là dell’eventuale ricorso a futuri tagli temporanei delle accise, la politica incominci, comunque, fin da subito, ad impegnarsi seriamente per varare una riforma del prezzo della benzina che ne sappia ridefinire i contenuti in modo più razionale e solidale.

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