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A cura di Daniele Biacchessi
A bocce ferme, e con i dati alla mano, diventano ancora più chiare le motivazioni per cui l’elettorato abruzzese ha preferito confermare il governatore uscente Marco Marsilio del centrodestra, e non voltare pagina con Luciano D’Amico, sostenuto dall’intero schieramento di opposizione nazionale. In primis, i voti in uscita della Lega, fortemente ridimensionata, vanno a Fdl e Forza Italia. L’Aquila trascina la vittoria di Marco Marsilio. In particolare, ci sono piccoli paesi della provincia aquilana, nel centro della regione, dove il centrodestra ha incassato preferenze bulgare, fino a superare l’88%. Nei 108 Comuni della provincia dell’Aquila, D’Amico ha vinto solo in dieci: sei eletti per la destra, uno solo per la sinistra. La forza del centrodestra porta i nomi di Castelvecchio Calvisio, Collepietro, Trasacco, Ovindoli, Roccaraso, Scanno, Avezzano. Anche la provincia di Pescara premia Marsilio, ma con un margine più contenuto. D’Amico vince solo a Teramo e provincia e si dice rammaricato per il forte astensionismo proveniente dall’elettorato del M5s. Ed è vero, così come è accertato che la crescita del Pd in Abruzzo non colma il flop del M5s, che i centristi del campo larghissimo sono poca cosa, che la sinistra a sinistra del Pd quasi non esiste. Ha ragione Romano Prodi, il padre fondatore dell’Ulivo e del Pd, quando dice che per coltivare un campo largo ci vogliono tanti contadini, e i contadini sono aumentati parecchio negli ultimi giorni, ma non sono ancora abbastanza.
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