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IL PUNTO DELLA SETTIMANA

Addio a Timmersmans senza tanti rimpianti | Il Punto della Settimana

today3 Settembre 2023

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A cura di Ferruccio Bovio

Frans Timmersmans, il vice presidente olandese dell’Unione Europea con delega alla transizione ecologica, ha deciso di lasciare il suo incarico comunitario per candidarsi al premierato nel suo Paese, che è ormai prossimo alle elezioni politiche. Per parte nostra, non lo rimpiangeremo certamente, limitandoci a pensare “meglio tardi che mai”.

Il suo mandato a Bruxelles è stato, infatti, caratterizzato da un impegno spinto ai confini del fanatismo in favore dell’approvazione del maggior numero possibile di norme concernenti la transizione energetica ed i cambiamenti climatici… e, pur non volendo noi assolutamente sottovalutare la portata epocale di questi problemi, più di una volta siamo rimasti perplessi dinanzi all’approccio ideologico ed integralista che ha ispirato, sotto la guida di Timmersmans, tutta la politica europea degli ultimi anni in materia di decarbonizzazione ed emissioni di CO2. Un approccio velleitario (perché basato su traguardi ben difficilmente raggiungibili) ed al tempo stesso quasi neutro rispetto alle conseguenze economiche, industriali e sociali che, seguendo certi orientamenti aprioristicamente diffidenti verso il progresso economico e tecnologico, si vanno inevitabilmente a provocare.

Non a caso, nell’ambito dell’industria europea, si avverte sempre di più la presenza di timori e consapevolezze in relazione ai danni provocati da una visione troppo rigida della transizione. Sia chiaro, nessuno (o quasi) si sogna di assumere posizioni negazioniste, ma è indubbio che le voci di tante imprese – che pure si fanno carico, responsabilmente, di decarbonizzare al massimo i loro processi produttivi – si fanno sempre più alte e numerose, segnalando come la Commissione Europea, con le tappe forzate imposte a tutti dal suo Green Deal, stia minando la competitività delle aziende manifatturiere del Vecchio Continente.

E qui – e scusateci se ripetiamo una considerazione già espressa su questa rubrica chissà quante altre volte – ma non possiamo fare a meno di domandarci per quale ragione l’Europa che è responsabile di neanche l’8% delle emissioni globali di CO2, debba poi optare per scelte così incaute e pericolose per il suo futuro economico e sociale quando, a livello mondiale, le emissioni aumentano, di anno in anno, spinte soprattutto dalle esigenze di sviluppo (e, quindi, di energia) che riguardano essenzialmente Paesi di altri continenti.

Se anche – ragionando, si intende, per assurdo – tutta l’industria europea, da un momento all’altro, dovesse scomparire nel nulla, in termini di emissioni di CO2 il resto del pianeta non se ne accorgerebbe quasi…

Se potessimo rivolgere una domanda a Frans Timmersmans, gli chiederemmo, ad esempio, di spiegarci il motivo per cui l’Europa sia l’unica tra le grandi aree industriali ad aver vietato dal 2035 la produzione di auto a combustione interna, puntando tutto sull’elettrico, anziché prendere in esame anche l’uso di altri combustibili come biocarburanti o carburanti sintetici…Ha mai pensato il Commissario olandese che, tra i riflessi di un’opzione così assurdamente orientata verso una sola tecnologia, c’è anche quello di andare a creare una preoccupante dipendenza strategica dalla Cina la quale, oltre ad essere il primo produttore mondiale di auto elettriche, è anche praticamente monopolista nel controllo di tutte le materie prime necessarie alla produzione di batterie? Pertanto, caro Timmersmans, con queste premesse si prospetta sciaguratamente, nel prossimo futuro, una perdita grave (e forse irrimediabile) di quote di mercato dell’industria dell’auto europea a favore di quella cinese.


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