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A cura di Ferruccio Bovio
Sta diventando ormai una cosa normale – e non solo in Italia – interrompere un evento pubblico per impedire a qualcuno di parlare e di esprimere liberamente le proprie opinioni. Probabilmente il caso più eclatante è stato quello che si è verificato, nei giorni scorsi, in occasione degli Stati Generali della Natalità, quando alla ministra Eugenia Roccella gli schiamazzi di un gruppo di contestazione hanno, sostanzialmente, negato il diritto di parola, infischiandosene beatamente del fatto che quest’ultimo sia assolutamente garantito proprio da quella Costituzione della quale chi, in quella circostanza, ha alzato così la voce, pretenderebbe di essere un alfiere.
Al di fuori dell’area politica cui appartiene la Roccella, non ci pare di aver ascoltato voci che avessero il coraggio e l’onestà intellettuale di riconoscere che l’increscioso episodio aveva preso chiaramente i connotati di quello che solitamente si definisce un atto di sopraffazione. Anzi, al contrario, abbiamo dovuto apprendere che la colpa di tutto quanto accaduto era della stessa Roccella perché portatrice di istanze assolutamente intollerabili per qualsiasi coscienza democratica. E poi cosa volete che sia argomentare le proprie opinioni sotto un diluvio di insulti e di fischi…basta alzare il volume del microfono e tutto si risolve….Inoltre, la ministra non ha subito alcuna censura, dal momento che la censura viene sempre applicata da chi ha il potere verso chi non ne ha. E su questo ultimo punto, ci pare che le obiezioni degli “anti Roccella” siano tecnicamente corrette, anche se ci viene da pensare che qualora, a parti invertite, la titolare del dicastero per la Famiglia fosse stata di Sinistra, la maggior parte dei giornali e dei talk show avrebbero automaticamente parlato di “squadrismo”…Proviamo ad immaginare, tanto per fare un esempio, cosa ci toccherebbe leggere se un comizio di Elly Schlein venisse turbato dalla presenza di militanti leghisti intenzionati a coprire il suono della sua voce con cori ed urla da stadio…
In conclusione, ci domandiamo se esistano situazioni nelle quali possa essere politicamente e giuridicamente accettabile la sospensione delle garanzie costituzionali relativamente alla libertà di espressione.
Per quanti hanno silenziato la Roccella (o, comunque, hanno giustificato l’accaduto) si direbbe di si: purché, naturalmente, siano sempre loro a stabilire quando sia davvero giusto togliere la parola a chi la pensa diversamente… Noi, invece, continuiamo a credere che esistano diritti che non possono essere messi in discussione, nemmeno in circostanze eccezionali, dal momento che il loro esercizio non limita la libertà e la sicurezza di nessuno. Ed il diritto a non essere sopraffatti da chi pretende di toglierci la parola è, forse, il primo tra quelli che ci ostiniamo a considerare ancora intangibili.
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