IL PUNTO DELLA SETTIMANA

Dissimulazione | Il Punto della Settimana

today21 Dicembre 2025

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In questa settimana si è molto discusso – e assai opportunamente anche su Giornale Radio – del caso dell’imam che una pronuncia della Corte di Appello di Torino ha salvato, in extremis, dall’esecuzione di un provvedimento di espulsione che lo avrebbe ricondotto nel suo Paese di origine, dove, per altro, sembra non sia neanche particolarmente bene accetto.
In sua difesa, da più parti, si è invocato il sacrosanto diritto di opinione che il nostro ministero degli Interni e gli altri soggetti deputati a combattere il terrorismo in Italia, avrebbero violato nei confronti di questo 47enne egiziano che, da 21 anni, guida una moschea nel capoluogo piemontese.
La Corte ha argomentato la sua decisione, sostenendo che “ in uno stato di diritto, opinioni politiche o religiose non possono da sole fondare un giudizio di pericolosità”. Un ragionamento che anche noi ci sentiamo di condividere nella maniera più convinta. D’altra parte, se si dovessero espellere od arrestare tutti quelli che straparlano di politica internazionale – magari anche in prima serata televisiva – altro che carceri sovraffollate…
Tuttavia, non può passare neppure inosservato il fatto che un imam – straniero o italiano che sia – non è un cittadino qualsiasi, dal momento che il suo ruolo è quello di guidare una comunità di persone che a lui si ispirano e si rivolgono per trarre degli insegnamenti e delle indicazioni di carattere non solo prettamente religioso, ma anche giuridico, morale e, quindi, in definitiva, pure politico. Esiste, quindi – e a nostro avviso non va affatto sottovalutato – il rischio che alcuni commentatori del Corano possano trasformarsi – più o meno consapevolmente – in “cattivi maestri”, tanto per richiamare alla mente una definizione che ci riporta agli Anni di Piombo. Anni nei quali non pochi intellettuali e docenti universitari, pur non avendo certamente mai preso personalmente una pistola in mano, fornirono, comunque, delle malate giustificazioni ideologiche a troppi individui che non esitarono – sciaguratamente per se stessi e per gli altri – a seguirne alla lettera gli insegnamenti.
Questo per dire che, durante i tradizionali sermoni islamici del venerdì – soprattutto perché si tengono in arabo – non è poi così difficile predicare certe cose, per poi smentirle tranquillamente quando ci si trova di fronte ad un interlocutore italiano…E qui, torniamo a sottoporre alla vostra attenzione un concetto sul quale il Punto della Settimana, più di una volta, si è già soffermato in passato. E stiamo parlando della “Taqiyya” (parola che significa dissimulazione), ossia di quella pratica che consente al fedele musulmano di nascondere o negare esteriormente i propri principi per tutelarsi dai suoi nemici, ma che talvolta è stata, purtroppo, anche interpretata come una sorta di licenza generale all’inganno politico. Ed a questo proposito, due giorni fa, ci è capitato di leggere di un tentativo di realizzare, a Cremona, un’esperienza di tipo ecumenistico tra la comunità cattolica e quella islamica. Erano gli inizi di questo secolo e, spesso e volentieri, vescovo ed imam prendevano parte a dibattiti e manifestazioni congiunte in cui non si faceva altro che parlare di pace e di fratellanza umana. Peccato però, che nell’aprile del 2003, il “moderato”imam cremonese sia stato arrestato – unitamente ad altri suoi adepti – mentre stava preparando una strage tremenda nel Duomo di Milano…
In conclusione, abbiamo tutti ben chiaro come sia quasi impossibile entrare nei retro pensieri altrui per coglierne la sincerità oppure la doppiezza. Non resta, quindi, che un’alternativa tra il confidare nella buona fede di chi si dichiara in un certo modo – per poi, magari, dover raccogliere cadaveri innocenti – ed una sofferta cautela che, invece, pur di evitare il peggio, può talvolta sconfinare anche nell’ingiustizia.

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