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Due parole sul “tramonto dell’Occidente” | Il Punto della Settimana

today16 Aprile 2023

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A cura di Ferruccio Bovio

Da più parti si sostiene, ormai da tempo, la tesi secondo la quale l’Occidente si starebbe trasformando in un circolo ristretto ed isolato di Paesi ricchi ai quali il resto del Pianeta – guidato soprattutto da economie emergenti come Cina, Brasile e India – non sarebbe più disposto a riconoscere alcun predominio politico, economico e militare. Nuovi equilibri multipolari starebbero inducendo la stragrande maggioranza delle nazioni della Terra a prendere definitivamente le distanze da quello status quo che, almeno dalla fine della Guerra Fredda, era parso affermarsi come immutabile.

Tuttavia, se prendiamo, ad esempio, in considerazione l’atteggiamento prevalentemente assunto dalla maggioranza dei governi mondiali sulla questione ucraina, forse possiamo anche avanzare qualche dubbio circa l’effettiva fondatezza di questa “vulgata” che ci racconta di un rassegnato avviarsi dell’Occidente sul viale del tramonto. A ben vedere, infatti, non è stato soltanto il decrepito e rassegnato Occidente a condannare la guerra di Putin, ma, come è emerso chiaramente all’Assemblea delle Nazioni Unite, i voti che hanno sanzionato l’invasione russa (esprimendosi, quindi, a favore dell’integrità territoriale dell’Ucraina), sono risultati addirittura 143. Il tutto a fronte di 35 astensioni e di solo 5 voti contrari. Tra l’altro, se andiamo a vedere quali Paesi hanno votato contro, non possiamo che prendere atto del fatto che la bella compagnia è composta da un gruppetto di trasparenti democrazie come Corea del Nord, Siria, Nicaragua, Russia e Bielorussia… Persino la Cina, nonostante i frequenti e roboanti proclami che pure ribadiscono l’esistenza di un’amicizia “senza limiti” tra Mosca e Pechino, non ha ritenuto di potersi spingere oltre l’astensione. E sempre all’ONU, anche altre nazioni – come Brasile o Argentina – che pure ambiscono, certamente, a dare vita ad un mondo molto più multipolare di quello attuale, hanno, comunque, finito per accomunare i loro consensi a quelli degli Stati nei quali, per fortuna, si rispettano ancora fermamente i diritti politici e quelli civili, senza discriminazioni di sesso, cultura, religione o altro orientamento ideologico.

In sostanza, ci pare che quella del multipolarismo sia oggi più che mai una questione estremamente complessa, nel senso che ci domandiamo se poi, in realtà, un mondo in cui gli Stati Uniti non fossero più la potenza egemone (perché magari prevalgono al loro stesso interno quelle pulsioni isolazioniste, da sempre così ben radicate nella tradizione americana) non finirebbe per cedere il passo ad uno scenario molto più pericolosamente anarchico, brutale e conflittuale.


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