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IL PUNTO DELLA SETTIMANA

Frugali più degli altri | Il Punto della Settimana

today1 Dicembre 2024

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Consentiteci di godere del fatto che le nuove regole del Patto di Stabilità, giunte ormai alla loro prima applicazione, i maggiori problemi li stiano creando soprattutto ai cosiddetti Paesi “frugali”. Si, proprio a quelle Nazioni che tanto avevano insistito per introdurre misure di controllo sempre più severe per la sorveglianza dei conti pubblici. La Germania, innanzitutto, provata da una crisi politica ed economica senza precedenti negli ultimi cinquant’anni, non è nemmeno stata in grado di presentare alla Commissione europea il suo Piano strutturale di Bilancio: e vale a dire, il documento con gli impegni obbligatori di spesa da rispettare nei prossimi quattro anni. Ma come se non bastasse, Berlino si è vista persino respingere il Documento programmatico: in altre parole, la manovra di finanza pubblica per il prossimo anno, perché la spesa in esso indicata non è stata giudicata in linea con le direttive raccomandate da Bruxelles.

Peggio ancora è andata per l’Olanda – altro Paese con ambizioni da primo della classe sul controllo dei conti pubblici – che ha dovuto addirittura incassare lo smacco della bocciatura del suo programma, perché sforava al rialzo le indicazioni sul contenimento dei costi. Ma poi, alla lista dei “discoli” si sono aggiunte anche altre presunte medaglie d’oro della contabilità pubblica come Lussemburgo, Finlandia, l’Estonia e Austria.
Per la verità, anche l’Italia non ha certo mai mostrato di apprezzare particolarmente le rigidità del nuovo Patto: tanto è vero che, quando l’anno scorso fu approvato, furono soltanto tre i nostri europarlamentari a votarlo… Ciò nonostante, il Bel Paese, rispettando i suoi impegni “ con serietà e in silenzio” – tanto per citare le parole usate in proposito dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti – ha ottenuto una non del tutto scontata promozione da parte della Commissione europea. E sia chiaro che non si tratta affatto di impegni da prendere alla leggera, dal momento che il Governo si è vincolato, per il prossimo quinquennio, a non aumentare la spesa pubblica oltre l’1,5 % medio. Inoltre, ha messo nel dimenticatoio tante irrealizzabili promesse elettorali come il pensionamento con “Quota 41” o la “flat tax”, potendo però certamente contare sul contributo decisivo fornito da un sistema imprenditoriale dotato di spiccate attitudini alla resilienza e da un export che sembra non conoscere battute di arresto.
Pertanto, il rispetto delle regole e la stabilità politica finiranno per conferire, con ogni probabilità, una maggiore autorevolezza alle opinioni dell’Italia che, ad esempio, in Europa da tempo si è fatta promotrice di istanze che potrebbero, oggettivamente, andare a favore anche della stessa Germania. Si veda – tanto per citare una delle questioni al momento più delicate – quella relativa ai veicoli green, sulla quale la richiesta (avanzata per primo dal nostro Paese) di rivedere le scadenze fissate per l’uscita dalla produzione del motore endotermico, potrebbe risultare un’ utile scialuppa di salvataggio non solamente per il comparto automobilistico tricolore, ma anche per le varie Mercedes e Volkswagen, oggi alle prese con dolorose chiusure di stabilimenti e preoccupanti tagli occupazionali.

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