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A cura di Ferruccio Bovio
In questo nostro ultimo appuntamento dell’anno, vogliamo fermare l’ attenzione su quelle che, loro malgrado, risultano essere le vittime più innocenti e indifese di tutta la barbarie alla quale l’attuale “guerra mondiale a pezzi” (di bergogliana definizione) rischia, purtroppo, di assuefarci cinicamente. E stiamo pensando, innanzitutto, ai bambini israeliani barbaramente fatti a pezzi nel pogrom del 7 ottobre ed agli almeno 5.300 piccoli palestinesi che, secondo le stime dell’UNICEF, sono rimasti uccisi sotto le macerie provocate dai bombardamenti su Gaza. Ma è doveroso ricordare anche i 19.000 minori ucraini – certificati dal governo di Kiev – che, negli ultimi due anni, i soldati di Putin hanno deportato in Russia: si tratta, in sostanza, di “bambini rubati” alle loro famiglie, attraverso una pratica che costituisce un vero e proprio crimine di guerra e che, al leader del Cremlino, è, infatti, costata una imbarazzante incriminazione dinanzi al Tribunale penale internazionale dell’Aja. Una deportazione di massa talmente grave da rasentare l’incredibile: al punto che, quando se ne ebbero le prime notizie, le nostre ormai troppo ingenue mentalità occidentali stentarono persino a prenderne atto…Invece, i numeri forniti dalle autorità ucraine parlano chiaro e noi pensiamo che ai dati resi noti da un Paese europeo e democratico si debba riconoscere almeno la stessa credibilità che viene, solitamente, attribuita – magari anche con un po’ troppa generosità – a quelli diffusi da un’organizzazione terroristica come Hamas…
Le modalità con le quali sono state realizzate queste sottrazioni di bambini al proprio Paese ed alla propria cultura, hanno spaziato da quelle che ricordano tristemente l’esperienza sovietica degli Anni 30 a quelle che, invece, molto più subdolamente si avvicinano alle moderne iniziative promozionali: come nel caso i cui, a Kherson – nel periodo di occupazione russa – i militari di Mosca proposero alle famiglie ucraine di mandare i loro figli in “colonie estive” in Crimea… La data in cui ebbe luogo questa crudele beffa della vacanza senza ritorno per oltre 500 minori fu, ancora una volta, quella del 7 ottobre. Una data, evidentemente, sciagurata: solo che, in questa circostanza, era il 2022.
La ratio di tutto ciò risiede, chiaramente, nel disegno di privare l’Ucraina di un proprio futuro: i minori non vengono, infatti, solamente allontanati dal loro Paese natio, ma devono sottostare anche ad un programma “full immersion” di revisione culturale, che comprende l’apprendimento sia della lingua, che della storia russa, vista però alla luce della propaganda putiniana.
I bambini ucraini devono, quindi, diventare russi: tanto è vero che, per i più grandicelli di loro, è previsto pure l’ inizio di un sommario addestramento militare, che potrà magari venire utile in futuro se, ad esempio, tra tre o quattro anni, la cosiddetta “operazione militare speciale” non avesse ancora portato alla completa “denazificazione” della “diabolica” Ucraina…
Che il 2024 possa, dunque, vedere il ritorno a casa di tanti bambini sfortunati.
31 Dicembre 2023
Credits: Agenzia Fotogramma
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