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A cura di Ferruccio Bovio
Sembra che neanche le sciagure climatiche che si stanno abbattendo sul nostro Paese in questi giorni abbiano la capacità di ricondurre il dibattito politico interno nell’ambito di una maggiore unità di intenti e di una più diffusa consapevolezza tra i vari partiti. Ad esempio, Elly Schlein crede davvero che si possano seriamente attribuire delle colpe ai nove mesi di governo Meloni per quanto è successo in Romagna o in Lombardia negli ultimi tempi? Speriamo francamente di no, altrimenti ci sarebbe veramente da chiedersi “in che mani siamo finiti”… L’Italia non potrà mai da sola risolvere problemi che forse sono addirittura insolubili a livello planetario…Ciò nonostante, a prevalere, sui media, continua ad essere la solita tendenza nazionale a ridurre anche le questioni di un’importanza che potremmo addirittura definire “epocale” nel banalissimo ed ormai più che bollito ping pong di battute e risposte sterili e settarie. E’ probabile (ma non certissimo) che chi sostiene che il cambiamento climatico sia, in larga misura, il frutto amaro delle attività dell’uomo si avvicini di più alla verità rispetto a chi controbatte che, in fondo, si tratta essenzialmente di fenomeni ciclici che, nella storia della meteorologia, sono sempre stati tutt’altro che infrequenti.
Tuttavia, se anche riconoscessimo pienamente la fondatezza delle teorie ambientaliste più intransigenti, ci troveremmo pur sempre a dover fare i conti con una realtà globale che colloca non solo la nostra martoriata Italia, ma anche l’Europa intera nella frustrante situazione di poter incidere ben poco sul piano delle produzioni inquinanti, di fronte ai guasti provocati, invece, da India, Cina o Stati Uniti che sono – loro si – i veri e grandi avvelenatori del mondo. E considerato che il monossido di carbonio e tutte le altre sostanze alteranti del clima non si fermano certo agli uffici doganali posti ai confini degli Stati europei, occorre serenamente prendere atto del fatto che, se anche all’improvviso si decidesse di fermare del tutto l’economia del Vecchio Continente, lo stato di salute del pianeta ne beneficerebbe in maniera quasi irrilevante. A peggiorare (drammaticamente) sarebbero, invece, le condizioni di vita dei cittadini europei che si troverebbero ad essere incredibilmente più poveri.
Sia chiaro, con queste considerazioni non intendiamo affatto dire che non si debbano adottare politiche adeguate contro ogni forma di inquinamento, poiché la salvaguardia del Pianeta non può che essere un obbiettivo assolutamente condiviso da tutti. Solo che, come in tutte le cose umane, occorre agire facendosi ispirare da lucidità e pragmatismo, nella consapevolezza che il mondo si trova alle prese con un problema che non può essere risolto soltanto dall’impegno e dalla buona volontà di pochi Paesi più virtuosi di altri…La Cina, da sola, produce il 27% del monossido di carbonio che circola sulla Terra, mentre tutti insieme i 27 Paesi europei ne generano il 6,4%. Forse basterebbe riflettere su questo semplice dato per capire che le risposte che cerchiamo si trovano senz’altro più a Pechino che a Bruxelles.
Intanto però, ci sono cose che possiamo – anzi dobbiamo – assolutamente fare, creando strutture adeguate e sistemando i nostri territori in modo tale che, in futuro, gli eventuali (e assai probabili) eventi catastrofici possano arrecare danni molto meno devastanti e, soprattutto, non mettano più a rischio la vita di nessuno.