ì

IL PUNTO DELLA SETTIMANA

Il conflitto in Ucraina e il ritorno del carbone | 12/02/2023 | Il Punto della Settimana

today12 Febbraio 2023

Sfondo
share close

A cura di Ferruccio Bovio

Gli ultimi mesi si sono incaricati di ricordarci che l’obbiettivo della transizione energetica, al di là dei tanti facili ottimismi espressi soprattutto in seno all’Unione Europea, presenterà difficoltà ben più complesse di quanto si potesse immaginare. Tutti condividiamo, ovviamente, l’idea che il traguardo della decarbonizzazione sia un qualche cosa da non mettere assolutamente in discussione, ma è forse anche il caso di cominciare a riflettere sul fatto che sia ormai giunto pure il momento di prendere le distanze dalle posizioni dell’ecologismo più intransigente che, di fatto, tendono ad ignorare la portata di questioni fondamentali come la sicurezza energetica e la disponibilità delle materie prime indispensabili per la transizione stessa.

Non a caso, gli Stati Uniti e l’ Europa – che poi sono le aree in cui sono stati effettuati gli investimenti più rilevanti per perseguire il target della transizione ecologica – stanno iniziando a comprendere che, in materia di energia, la diffusione e lo sviluppo delle nuove tecnologie richiederà un arco di tempo molto più ampio di quello che, soltanto due anni fa, era stato frettolosamente calcolato.

E ciò perché, alla prova dei fatti (talvolta anche drammatici) degli ultimissimi anni, è emerso come le economie sviluppate non siano affatto in grado di passare, in tempi brevi, da un modello basato sugli idrocarburi ad un altro che faccia affidamento esclusivamente sulle energie rinnovabili.

E la cosa è stata resa più che mai evidente soprattutto dal conflitto in Ucraina che ha portato, ad esempio, il mondo ad usare oggi una quantità di carbone che è addirittura il triplo rispetto a quella che si utilizzava dieci anni fa. La cosa può essere certamente attribuita al fatto che molte economie in via di sviluppo hanno individuato nel carbone la fonte energetica più conveniente, ma non bisogna neanche sottovalutare il dato che diversi Paesi europei – che pure avevano deciso di chiudere le loro centrali elettriche a carbone – hanno poi dovuto ritornare sui loro passi per ovviare, in qualche modo, alla carenza di gas ed al generale exploit dei prezzi energetici scatenato dalla crisi ucraina. Ed è il caso, tanto per esemplificare, di Germania e Italia.

Sulla base di queste considerazioni, ci viene spontaneo domandarci per quali ragioni le famiglie e le imprese europee, che – non dimentichiamolo – sono responsabili di non oltre il 9% del totale delle emissioni di CO2 a livello planetario, debbano poi anche essere quelle destinate a sopportare l’onere più gravoso della transizione… In fondo, se tutta l’industria europea fermasse improvvisamente le proprie produzioni in maniera compatta, le conseguenze sulle emissioni mondiali (e, quindi, sulla causa principale dei cambiamenti climatici) risulterebbero sostanzialmente marginali.

12 Febbraio 2023


IL PUNTO DELLA SETTIMANA

GIORNALE RADIO

Giornale Radio, la radio libera di informare.

Notizie del giorno: notizie di cronaca, di politica,notizie dal mondo, notizie sportive, di economia, di salute e tecnologia. Notizie di oggi in radio streaming, in WEB TV e in podcast.

0%
Apri la chat
Scrivi alla redazione
Contatta il team di Giornale Radio
Partecipate allo sviluppo di Giornale Radio con i vostri commenti anche in audio. Inviateci le foto e segnalazioni di eventi e fatti da rendere pubblici attraverso i nostri canali, perché anche voi siete Giornale Radio!