
A un certo punto ti chiedono da che parte stai. Il Capo dello Stato Sergio Mattarella, non ha mai avuto dubbi, già dal giorno in cui vide sull’asfalto il corpo senza vita del fratello Piersanti, Presidente della Regione Sicilia, ucciso da Cosa Nostra. Non si convive con le mafie, non si sta alla finestra, alla morte e alle barbarie non si risponde con il silenzio. “O si sta contro la mafia o si è complici, non ci sono alternative”, ha detto Mattarella nel bunker dell’Ucciardone per l’anniversario della strage di Capaci dove vennero colpiti Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli uomini della scorta. Ma Mattarella non si è limitato alla mera memoria di Falcone. “Si prosegua a fare luce su ombre e sospetti: si affrontino in maniera decisiva i progetti di riforma. Sentimenti di contrapposizione, contese, polemiche all’interno della magistratura minano il prestigio e l’autorevolezza dell’organo giudiziario”, ha ricordato Mattarella.
È il nodo rimasto ancora scoperto, il delicato tema della risposta giudiziaria alla criminalità, alle mille illegalità. La mafia vince ogni volta viene meno il senso dello Stato, quando viene minata la credibilità delle Istituzioni.
Lo Stato vince quando al contrasto investigativo agli affari delle cosche, riporta i cittadini alla cultura della legalità. Falcone, Borsellino e centinaia di altri piccoli e grandi eroi dell’antimafia sono morti per questo ideale.