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Non c’è dubbio sul fatto che l’atteggiamento poco chiaro che il nostro Governo continua ad ostentare nei confronti della ratifica del Meccanismo Europeo di Stabilità stia indispettendo notevolmente tutti gli altri Paesi che vi aderiscono, i quali, ormai da mesi, si domandano increduli quali possano essere concretamente i veri obbiettivi di Palazzo Chigi. Nessuno, al di fuori dei nostri confini nazionali, riesce, infatti, a spiegarsi di quale virus letale per l’economia italiana sarebbe portatore il MES: tuttavia, il problema più grave è, purtroppo, quello che una risposta seria e convincente a questa domanda non si è – almeno fino ad ora – trovata neanche tra le mura autarchiche di casa nostra…
Ricordiamo, a questo proposito, che il Meccanismo Europeo di Stabilità è stato istituito attraverso un trattato intergovernativo – al di fuori del quadro giuridico della UE – nel 2012. La sua funzione fondamentale è quella di concedere, sotto precise condizioni, assistenza finanziaria ai Paesi membri che – pur avendo un debito pubblico sostenibile – trovino temporanee difficoltà nel finanziarsi sui mercati. Se, infatti, proviamo a risalire a come davvero abbia operato questo strumento nei pochissimi casi in cui è stato utilizzato negli anni scorsi, scopriamo che esso ha, appunto, fornito prestiti a quei Paesi per i quali il finanziarsi sui mercati era divenuto troppo oneroso, evitando loro di sprofondare nel buio della bancarotta. Certamente, in cambio del suo aiuto, il MES ha imposto condizioni spesso severe di politica economica, che sono inevitabilmente sfociate in misure di austerità e riforme quasi mai gradite ai cittadini dei Paesi chiamati in causa. D’altra parte, il MES si comporta esattamente come vi comportereste voi se decideste di prestarci del denaro: ben difficilmente, infatti, ci consegnereste un assegno in bianco senza prima esservi informati sull’uso che noi intendiamo farne…
Oggi, rivisitando le esperienze vissute da Grecia, Portogallo, Cipro e Irlanda nel momento in cui – per non morire – si videro costretti a ricorrere al MES, prevale generalmente (anche presso i suoi stessi organi direttivi che hanno sede in Lussemburgo) l’opinione che quei programmi di aiuto contenessero alcune idee sbagliate. Ad esempio, non si erano adeguatamente considerati i potenziali effetti negativi dei tagli alle spese e degli aumenti fiscali, così come si erano sovrastimati i benefici apportati da determinate riforme. Ragion per cui le cosiddette “condizionalità” previste da un eventuale programma MES odierno, sarebbero sicuramente diverse e, comunque, meno stringenti. Tanto è vero che persino la Grecia, che pure non può certo avere un ricordo esaltante del suo periodo MES, ha ratificato il trattato senza fare troppe storie.
Pertanto, fermo restando che attualmente di aiuti dal Meccanismo salva stati l’Italia non sembra avere alcun bisogno, è, comunque, importante sottolineare il dato che, anche in futuro, nessun governo potrà mai essere costretto a farvi ricorso, essendo la sua volontà condizione “sine qua non” di qualsiasi scelta. Fatichiamo, quindi, a capire le prese di posizione di chi persiste nel descrivere il MES come una sorta di invenzione architettata da chissà quali poteri occulti per imporre sacrifici ed austerità alle sventurate popolazioni europee… Il Governo italiano non può non sapere che il nostro Paese, ratificando il MES, non andrebbe incontro ad alcun pericolo. Sta, quindi, forse cercando di utilizzare l’apposizione della sua firma come moneta di scambio per ottenere qualche concessione in più su altre questioni in ballo, come magari le modifiche al Patto di stabilità? Può darsi, ma, in tal caso, farebbe bene a domandarsi quanto la logica ricattatoria del “soli contro tutti” possa risultare effettivamente produttiva o quanto, invece, finisca solamente per esasperare gli animi dei nostri partners.