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A cura di Daniele Biacchessi
Le elezioni regionali in Sardegna rappresentano il primo test del 2024 sulla tenuta del governo di centrodestra e dell’immagine della premier Giorgia Meloni. Qui Fratelli d’Italia ha imposto il suo candidato Paolo Truzzu, dopo un lungo braccio di ferro con la Lega che avrebbe preferito l’ex presidente uscente Solinas. Il frutto amaro di quella querelle avvenuta in forma plateale ha condotto la coalizione di centrodestra fino a qui, dove i sondaggi danno un sostanziale testa a testa tra Paolo Truzzu e Alessandra Todde. La candidata del M5s e del Pd spera però in un miracolo, nonostante la presenza di Renato Soru dato intorno all’11%, appoggiato da Calenda, dagli indipendentisti di Liberu, Più Europa e Rifondazione comunista, Renzi e le altre liste autonomiste. Domani Giorgia Meloni sarà a Cagliari insieme agli altri due leader della coalizione di governo, per chiudere la campagna di una elezione nella quale la presidente del Consiglio rischia molto. Girano voci di inviti a disertare le urne, si dice che i sardisti suggeriscono il voto disgiunto, una preferenza sulla lista di partito e un’altra su un candidato presidente che non sia Truzzu. Sta di fatto che il test sardo può misurare il termometro politico della maggioranza, dei rapporti tra Fdl, Lega e Forza Italia, e anche il possibile rilancio di una opposizione che dal 25 settembre 2022 ha sempre perso, e di un campo largo, una nuova alleanza tra Pd e M5s, alla prova nelle regionali in Sardegna, Abruzzo e forse in Piemonte.
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