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A cura di Ferruccio Bovio
In questa settimana si è celebrato il 65° anniversario di un passaggio fondamentale nella storia che ci racconta la conquista dello spazio: e stiamo parlando del primo lancio in orbita di un essere vivente. Si noti “vivente” e non “umano”, perché figuriamoci se un sia pur straordinario esperimento, almeno per una volta, non doveva costare la vita ad un ignaro e sfortunato animale. E sfortunata possiamo dire che la cagnetta Laika – destinata al sacrificio sull’altare del nostro sapere scientifico e tecnologico – lo sia già fin dalla nascita, poiché la sua vita da randagia per le strade di Mosca, tra un pezzo di pane secco donato da qualche anima pia ed un calcio nel sedere tirato da qualche farabutto, non è pensabile che scorra granché bene…Comunque, per lei il peggio deve ancora arrivare, dato che la sua sventura, tra le altre, è anche quella di avere una taglia medio-piccola ed un carattere particolarmente docile: due caratteristiche che la fanno inserire nel gruppo dei cani che sono stati selezionati in vista della grande avventura prevista per il 3 novembre del 1957.
Da quel momento in poi, per Laika, incomincia un incubo senza fine. Quando viene portata per la prima volta in un laboratorio, lei – che non è mai stata neanche da un veterinario – non lo sa ancora di cosa siano capaci quegli imprevedibili esseri a due zampe, se decidono di prepararla per una missione che interessa poi soltanto a loro… Iniziano così addestramenti durissimi che le impongono ogni sorta di costrizioni: vive, infatti, per settimane in una gabbia piccolissima e deve sopportare centrifughe simulate come quelle che avrebbe dovuto affrontare all’interno della navicella spaziale. Però, il fato ha già deciso il suo corso e, nei confronti della nostra piccola Laika, è talmente beffardo e spietato che la porta a superare la concorrenza di tutti gli altri suoi simili e ad indossare, di conseguenza, quella tutina spaziale che la avvolge ancora oggi nei francobolli dell’epoca. Dopo di che, l’assoluto protagonista diventa lo Sputnik 2 e di Laika non se ne parlerà quasi più…almeno fino al 2012, quando uno degli scienziati che si occuparono dell’impresa spaziale, spiegherà come le funzioni vitali della cagnetta si fermarono poche ore dopo il lancio. Laika, sarebbe, infatti, morta di paura, poichè le condizioni estreme ed il cattivo funzionamento della termoregolazione all’interno della navicella avrebbero provocato la fine della cagnetta terrorizzata. Lo Sputnik 2 rimarrà in orbita per circa sei mesi e tornerà sulla Terra il 4 aprile del 1959, con a bordo quello che è rimasto di quel povero corpicino.
Se ci fermassimo, ogni tanto, a riflettere seriamente sui millenni di crudeltà, sacrifici e sfruttamenti che abbiamo inflitto ai nostri fratelli animali, forse cambierebbe anche il nostro modo di rapportarci con la natura in generale. Forse metteremmo, finalmente, in discussione l’arrogante pretesa di essere il centro e la misura di tutte le cose. E forse riusciremmo a dare inizio ad una nuova era, compiendo azioni riparatorie rispetto ai tanti crimini commessi fino ad oggi: magari potremmo cominciare con l’aprire le gabbie alle tante piccole Laika che, nei laboratori di cosmetica, muoiono ogni giorno tra atroci sofferenze soltanto perché qualcuno di noi sente l’esigenza di avere schiume da barba sempre più ammorbidenti o creme “anti age” per cullarsi nel fatuo mito dell’eterna giovinezza.