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Intanto Hamas continua a sparare | Il Punto della Settimana

today19 Ottobre 2025

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Sembra che il fragile “cessate il fuoco” che Donald Trump – con la sua solita faciloneria auto celebrativa – ha presentato “urbi et orbi” come fosse un autentico e consolidato piano di pace, stia, purtroppo, cominciando a rivelare i suoi limiti.
Se, infatti, mettiamo da parte gli unici effetti immediati e davvero importanti dell’Accordo di Sharm el Sheikh – ossia il rilascio degli ostaggi vivi da parte di Hamas e la riapertura (almeno parziale) di Israele ai valichi che consentono l’ingresso a Gaza dei generi di prima necessità – per il resto, la situazione pare tutt’altro che rassicurante. Non soltanto Hamas resta ferma nella sua – del resto mai negata – intenzione di non rinunciare affatto ad una porzione della sua dotazione militare, ma ha pure continuato a farne ampiamente uso, lanciando una spietata caccia ai membri di altre organizzazioni gazawite rivali. Con tanto di esecuzioni pubbliche e sommarie, delle quali tutti noi abbiamo potuto comodamente prendere visione, attraverso foto e video che si direbbero realizzati apposta per ricordarci che, nella Striscia, a comandare sul serio è ancora chi, a partire dal 2007, non ha fatto altro che colpire a morte chiunque si azzardasse a contestarne il potere assoluto.
Tra l’altro, il tutto avviene se non con il placet, almeno nel cinico e superficiale disinteresse dell’ottimo Trump, il quale, parlando con la stampa, ha liquidato le immagini di quelle esecuzioni, accennando ad “un paio di bande che erano particolarmente pericolose” e la cui eliminazione non gli ha, quindi, “dato molto fastidio”…Anzi, come è noto, il suo Piano di pace prevede pure che ad Hamas venga assegnato un controllo, sia pur temporaneo (ma staremo a vedere quanto) su alcune parti di Gaza, conferendo, di fatto, al gruppo terroristico una sorta di via libera ad operare come “forza di polizia” nella Striscia. Almeno fino a che non prenderà corpo quell’amministrazione transitoria, che dovrebbe essere costituita da un comitato palestinese tecnocratico e apolitico, responsabile della “gestione quotidiana dei servizi pubblici e dei municipi per il popolo”.
Si fida, quindi, la Casa Bianca, fino al punto di individuare in un’organizzazione di barbari dal grilletto facile, un valido strumento di controllo territoriale. Poi chissà – in fondo siamo pur sempre in Terra Santa – un giorno o l’altro avverrà pure un miracolo e, magari, Hamas accetterà persino di disarmare spontaneamente…

In un contesto di questo tipo, risulta alquanto assordante il silenzio generale delle Sinistre europee, dei centri sociali, dei gruppi pro-Pal (e magari anche dei maranza), in merito alle violenze esercitate da Hamas nei confronti di altri palestinesi. Strano che proprio coloro che dichiarano di avere così a cuore la causa del popolo palestinese non spendano neanche una parola per condannare il clima di terrore che, pure in queste ore, continua imperterrito ad imperversare su Gaza…Quasi esistessero vittime gazawite di categorie diverse: alcune da commemorare ed altre meno, a seconda di chi è il boia…
E per la verità, almeno fino ad oggi, anche la Destra nostrana, adeguandosi al prevalere di un opportunistico senso di sudditanza trumpiana, ha preferito sorvolare sulla gravità di certi accadimenti, negando, a sua volta, a quelle sventurate genti, un sia pur minimo cenno di solidarietà umana.

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