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A cura di Daniele Biacchessi
L’ultima minaccia per la stabilità geopolitica si chiama Khorasan dello Stato islamico (Iskp), o Isis K, che da dieci anni opera in Afghanistan. I quattro attentatori protagonisti della strage di venerdì scorso alla sala da concerti Crocus di Mosca sono di presunta cittadinanza tagika. Sono stati fermati, torturati in modo spietato per ore dagli agenti dell’intelligence russa, e ora definitivamente arrestati. In particolare, provengono dal Badakhshan, una regione dell’Afghanistan in posizione speciale e confina con il Tagikistan, la Cina e il Pakistan. Se tutto venisse confermato, già lo scorso anno due tagiki dell’Iskp (o Isis-k) sono andati ad addestrarsi per sei mesi nel Badakhshan e poi a gennaio hanno raggiunto la città di Kerman in Iran, si sono fatti esplodere in mezzo alla folla uccidendo decine di persone. Operano in un territorio sotto sorveglianza speciale perché ospita migliaia di estremisti e molti sono stranieri delle repubbliche centroasiatiche con le loro famiglie. Tagiki, uzbeki, turkmeni e altri, che hanno giurato fedeltà a vari gruppi jihadisti e allo Stato islamico. Il centro dell’Iskp nel Badakhshan si trova nel distretto di Jurm, 40mila abitanti e un capoluogo a 1.500 metri di altezza nella valle del Khustak, ma la cima più alta arriva a 6.700 metri. Il Badakhshan fa da cerniera tra lo Stato islamico afghano e i volontari tagiki muniti di passaporti che permettono loro spostamenti, dalla Germania alla Turchia fino alla Russia, come abbiamo visto al Crocus di Mosca, e che provengono direttamente dai campi di addestramento afghani.
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