
Due donne, due magistrati della provincia italiana, hanno compreso una lezione investigativa che viene da lontano e l’hanno applicata alla complessa indagine sull’incidente sulla funivia Stresa – Mottarone.
Se nelle prime 48 ore non si riesce a trovare la risoluzione di un caso giudiziario il tempo favorisce gli autori del reato. È stato così anche per il procuratore di Verbania Olimpia Bossi e per il pm Laura Carrera. I tre fermi avvenuti nella notte dimostrano le responsabilità gravi della società proprietaria della funivia: la “Ferrovie Mottarone srl”. Per tre giorni i magistrati hanno cercato di capire la carena del comando e alla fine hanno ristretto il cerchio a tre persone: Luigi Nerini, proprietario della società che gestisce l’impianto, il direttore e il capo operativo del servizio.
Per loro l’accusa è grave perché la cabina presentava il sistema di emergenza dei freni manomesso. È ancora presto per dire se gli indizi si trasformeranno in prove e l’inchiesta reggerà anche in sede processuale, ma è il segnale di una giustizia che offre una risposta immediata alla ricerca della verità e alla memoria di quattordici persone.
Due donne, due magistrati della provincia italiana, hanno compreso una lezione investigativa che viene da lontano e l’hanno applicata alla complessa indagine sull’incidente sulla funivia Stresa – Mottarone.
Se nelle prime 48 ore non si riesce a trovare la risoluzione di un caso giudiziario il tempo favorisce gli autori del reato. È stato così anche per il procuratore di Verbania Olimpia Bossi e per il pm Laura Carrera. I tre fermi avvenuti nella notte dimostrano le responsabilità gravi della società proprietaria della funivia: la “Ferrovie Mottarone srl”. Per tre giorni i magistrati hanno cercato di capire la carena del comando e alla fine hanno ristretto il cerchio a tre persone: Luigi Nerini, proprietario della società che gestisce l’impianto, il direttore e il capo operativo del servizio.
Per loro l’accusa è grave perché la cabina presentava il sistema di emergenza dei freni manomesso. È ancora presto per dire se gli indizi si trasformeranno in prove e l’inchiesta reggerà anche in sede processuale, ma è il segnale di una giustizia che offre una risposta immediata alla ricerca della verità e alla memoria di quattordici persone.