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IL CORSIVO
today30 Maggio 2023
A cura di Daniele Biacchessi
Quella dei socialisti in Spagna alle elezioni amministrative è una disfatta, talmente grande che il premier in carica ha indetto le elezioni anticipate. La decisione di Sánchez è stata repentina: prima l’annuncio al re Felipe VI, poi la formalizzazione in Consiglio dei ministri, infine lo scioglimento del Parlamento. Nella sostanza il premier ha tratto le sue conclusioni dopo aver analizzato con la massima cura i dati elettorali che confermano il deciso spostamento verso destra della Spagna. Il Partito Popolare, forte del 30%, governa in gran parte delle amministrazioni locali del Paese. In particolare la riconquista, dopo 11 anni, della città di Barcellona con il suo candidato Jaume Collboni, superato dal leader degli indipendentisti di orientamento conservatore, Xavier Trias, con l’attuale sindaca, Ada Colau, che non va oltre il terzo posto. Una sconfitta bruciante. Sánchez dovrà correggere gli errori che hanno determinato la batosta alle urne – e spera che il fattore tempo gli possa dare ragione. Il premier dovrà rivedere la politica delle alleanze, sopire i malumori dell’elettorato socialista per i rapporti intrecciati con gli indipendentisti catalani di Esquerra Republicana e con i baschi di Bildu, eredi del partito Batasuna. Soprattutto intende rivedere gli accordi politici con Podemos, uscito assai ridimensionato da queste elezioni. Ora Sànchez scommette sull’attuale vicepremier e ministra del Lavoro, Yolanda Díaz, con l’intento di consolidare intorno alla piattaforma Sumar una coalizione credibile del maggior numero di gruppi alla sinistra del Psoe. Ci riuscirà?
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