
Dallo scandalo partito dalle indagini su Luca Palamara all’ultima inchiesta che coinvolge l’avvocato Pietro Amara, l’ex procuratore di Taranto Carlo Maria Capristo sono i momenti neri per la magistratura.
Amara ultimi è stato arrestato dalla Guardia di Finanza nell’ambito di un procedimento sull’ex Ilva. In questo caso gli indizi sono pesanti. Secondo gli inquirenti Pietro Amara e il poliziotto Filippo Paradiso, ora in carcere, avevano avviato una intensa attività di raccomandazione, persuasione e sollecitazione in favore del giudice Carlo Maria Capristo su membri del Csm. Un accordo in corso almeno dal 2014. proprio in concomitanza con la presentazione delle domande per il direttivo della Procura generale di Bari.
Carlo Maria Capristo è accusato, quando era Procuratore a Trani, di aver accreditato presso l’Eni Amara come legale in grado di interloquire direttamente con i vertici della Procura. Amara è al centro pure dell’inchiesta della Procura di Milano sul cosiddetto “falso complotto Eni”: ai magistrati lombardi l’avvocato siciliano rilasciò dichiarazioni sulla presunta loggia Ungheria. Una brutta storia dove le istituzioni giudiziarie ne escono a pezzi.
Se i processi dovessero confermare le accuse siamo di fronte alla malapianta della giustizia, al cuore di un sistema corrotto.