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A cura di Daniele Biacchessi
A pochi giorni dalla sconfitta in Sardegna, il centrodestra sigla un accordo sulle prossime elezioni regionali e blinda sostanzialmente i Governatori uscenti: Vito Bardi in Basilicata, Alberto Cirio in Piemonte e Donatella Tesei in Umbria. Saranno loro i nomi su cui punterà la coalizione che sostiene Giorgia Meloni in vista del voto che vedrà la regione lucana alle urne il 21 e 22 aprile, quella piemontese l’8 e 9 giugno in contemporanea con le Europee e quella umbra in autunno. Per l’elezione più imminente, il 10 marzo in Abruzzo tutti i partiti del centrodestra, almeno apparentemente, sostengono Marco Marsilio. “Impareremo dagli errori”, aveva commentato Giorgia Meloni poco dopo la debacle sarda. E al vertice di maggioranza Fratelli d’Italia ha aperto al dialogo con i suoi alleati. Ma la grana si apre in Veneto, ed è tutta interna alla Lega. Le differenze tra il leghismo modello Zaia e la Lega sovranista di matteo Salvini è ormai alla luce del sole. L’assessore allo Sviluppo economico ed Energia della Regione Veneto Roberto Marcato chiede un partito più progressista, attento ai diritti civili, non quello di Vannacci. Il potentissimo sindaco di Treviso Mario Conte mette le mani avanti e rilancia Luca Zaia rifiutando baratti e imposizioni da Palazzo Chigi. Nel centrosinistra, Schlein, Conte, Calenda, Renzi si ricompattano sulla candidatura dell’ex rettore di Teramo Luciano D’Amico, ma sono divisi in tutti gli altri appuntamenti elettorali regionali. Segno che l’indicazione uscita dal voto sardo nell’opposizione non è stata ancora compresa.
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