
Dalla costa orientale a quella occidentale, dai confini con il Canada alla bordeline con il Messico, i progressisti degli Stati Uniti hanno trovato il coraggio e il senso della protesta. In realtà qualcosa si era già visto le scorse settimane, nel tour del vecchio Bernie Sanders, Alexandria Cortez e altri parlamentari della sinistra america, da Denver, a Las Vegas, in Colorado, California e Arizona, ma in queste ultime ore l’altra America è scesa in piazza contro le politiche sovraniste, oligarchiche e suprematiste di Donald Trump. Non e un movimento organizzato, uno schieramento che possa rappresentare ora un’alternativa, non si intravedono a breve leader in grado di invertire il corso della Storia . Da quello che si capisce sommando le tante sigle di formazioni politiche e associazioni che compongono il variegato fronte di opposizione, è un primo segnale di sfiducia contri Trump. È ancora presto per definirlo un fiume in piena che si abbatte sulla Casa Bianca, travolta dalle reazioni dei mercati ai forsennati dazi. Ciò che resta dei democratici sceglie una proesta tranquilla, ma non inutile.
Saranno i prossimi cortei a determinare chi e come guiderà la probabile vittoria democratica alle prossime elezioni di midterm.
“Il Corsivo” a cura di Daniele Biacchessi non è un editoriale, ma un approfondimento sui fatti di maggiore interesse che i quotidiani spesso non raccontano. Un servizio in punta di penna che analizza con un occhio esperto quell’angolo nascosto delle notizie di politica, economia e cronaca.
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