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A cura di Daniele Biacchessi
La premier Giorgia Meloni si presenta alla convention del partito ultranazionalista spagnolo Vox e chiama a raccolta le destre. “Un cambio in Europa è possibile se i conservatori resteranno uniti, siamo il motore del rinascimento”, dice Meloni che attacca quelle che definisce le maggioranze innaturali, cioè quelle tra popolari e socialisti, sulle teorie gender, sul Green Deal. La leader di Fratelli d’Italia lancia nei fatti un asse strategico con la francese Marine Le Pen che ammette di avere molti punti in comune.
Il piano di Giorgia Meloni
Il piano di Giorgia Meloni è quello sommare i voti dei Conservatori e quelli dell’ultradestra di Marine Le Pen per incidere sui singoli dossier che passeranno dal Parlamento europeo. Una sorta di minoranza di blocco da 135 eurodeputati. L’altro obiettivo è condividere con l’ultradestra il profilo dei commissari espressi dai Paesi a guida conservatrice (quattro su ventisette), con l’ambizione di spostare la linea della Commissione su alcuni temi condivisi: ostilità al Green Deal, battaglia contro i diritti civili, immigrazione. La nuova destra di Meloni e Le Pen si presenta come una forza di opposizione europea, di rottura profonda contro quella che definisce l’establishment rogressista che ritiene sia stato finora al potere, a cui attribuisce la responsabilità dell’attuale crisi politica e culturale. Una sorta di mossa identitaria per tentare di scardinare le regole, l’ossatura che ha portato l’Europa fino a questo appuntamento elettorale.
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