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IL PUNTO DELLA SETTIMANA

L’Autonomia Differenziata, tra malumori nella maggioranza e reali interessi del Paese | Il Punto della Settimana

today21 Maggio 2023

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A cura di Ferruccio Bovio

Secondo un’indagine demoscopica condotta da Noto Sondaggi, l’autonomia differenziata tanto cara al ministro Calderoli non incontra i favori della maggioranza del Paese. Anzi, il 60% degli Italiani teme che si tratti di una riforma destinata ad aumentare il divario tra nord e sud, con picchi del 70% tra i giovani e del 76% fra i residenti nel Mezzogiorno e nelle Isole. Ma forse, a sorprendere maggiormente è il dato che anche la metà dei cittadini che abitano al nord la pensano allo stesso modo: solo il 31% ritiene, infatti, che ad essere agevolate sarebbero le cosiddette regioni “virtuose”, a prescindere dalla loro collocazione sulla cartina dello Stivale.

Ed in effetti, indipendentemente dal fatto che si possa essere politicamente schierati da una parte o dall’altra, è un po’ difficile – a voler essere intellettualmente onesti – non domandarsi come potrebbe mai essere distribuito il costo (tutt’altro che irrilevante) che la finanza pubblica dovrebbe sobbarcarsi per garantire gli ormai famosi LEP (Livelli Essenziali di Prestazioni) anche nelle Regioni che, per motivi di insufficienza fiscale, non riescono a produrli, autonomamente, da sole. Inoltre, non ci pare che si debba essere delle sibille cumane per prevedere la quasi inevitabile esplosione di tensioni sociali che si verificherebbe nel momento stesso in cui alcune aree del nostro territorio si accorgessero di essere state chiaramente penalizzate… considerato che il reperire le risorse finanziarie necessarie per favorire la parità dei LEP in ogni Regione risulterebbe una ben ardua impresa, viste le difficoltà che il Governo dovrà affrontare nei prossimi anni per contenere il deficit pubblico e per rimborsare i prestiti ricevuti attraverso il Pnrr. Ed è questo, tra l’altro, il tipo di riflessioni che, in settimana, sono state messe nero su bianco da un documento del Servizio di Bilancio del Senato, che ha infastidito non poco sia Calderoli, che alcuni altri autorevoli esponenti del suo Partito, come il governatore del Veneto, Luca Zaia, il quale è giunto addirittura a subordinare la tenuta della maggioranza di governo all’approvazione dell’autonomia differenziata, così come l’ha concepita il ministro e senza una virgola in più o in meno. La situazione, a livello governativo, si è fatta pertanto piuttosto tesa, proprio mentre Giorgia Meloni si trova impegnata all’estero: di conseguenza, qualcuno a Roma – soprattutto in Fratelli d’Italia – ha cercato di calmare le acque, dichiarando che, in fondo, si stava ragionando soltanto su una bozza e non su un testo definitivo. Resta, comunque, il fatto che ormai il dossier è circolato, è stato letto e contiene tutta una serie di osservazioni tecniche che diventa difficile ignorare.

Possiamo, quindi, a questo punto immaginare che non solo dall’opposizione, ma anche dall’interno della maggioranza, non tarderanno a levarsi voci che metteranno in guardia l’Esecutivo dall’avventurarsi in una riforma che rischia di manomettere il sistema di coesione nazionale e che, se anche venisse approvata, finirebbe poi, con ogni probabilità, per essere egualmente affossata da un referendum abrogativo.

Ci viene da chiederci se con tutti i problemi che, da un lato, l’Italia deve risolvere (a partire da quello drammaticamente rappresentato dall’inadeguatissimo assetto idraulico del territorio) e con tutte le opportunità che, invece, dall’altro le vengono offerte dai fondi del Piano di Resilienza, valga davvero la pena di far saltare baracca e burattini per imporre al Paese intero una riforma che, probabilmente, interessa esclusivamente ad un Partito solo…


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