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Le parole di Mattarella | Il Punto della Settimana

today3 Agosto 2025

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Le parole pronunciate a Marsiglia dal Presidente Mattarella non contenevano, ovviamente, alcuna implicazione di carattere “russofobo”, ma volevano, invece, semplicemente rappresentare una preoccupata riflessione sui potenziali sviluppi della stabilità europea. Il Presidente si è limitato, infatti, ad esprime una amara considerazione sul momento difficile che sta vivendo il Vecchio Continente: un momento caratterizzato dal ritorno a quelle politiche di potenza, per le quali le nazioni sono temute e rispettate solamente in virtù della loro capacità di colpire le altre, anziché per gli esempi che siano in grado di dare in quanto a crescita economica ed a vita democratica. Nel Dopo Guerra, nonostante alcuni episodi di particolare tensione internazionale – come ad esempio la crisi di Cuba nel 1962 – a prevalere era, senza dubbio, stata la volontà generalmente condivisa di non ricadere nei drammatici errori commessi in un passato ancora molto vivo nella memoria di chi era sopravvissuto alle due catastrofi del “Secolo Breve”. Tuttavia – ed è questo il ragionamento che ci sembra suggerire Mattarella – quanto sta avvenendo in Ucraina comporta un arretramento degli equilibri geopolitici e li riconduce, purtroppo, agli anni in cui le soluzioni “manu militari” parevano essere le più efficaci, le più rapide e le più definitive. Pertanto, specialmente alla luce di quell’infausto 22 febbraio del 2022, viene oggi da chiedersi quanto sia cambiata la nostra percezione della sicurezza globale e quanto sia, per contro, scemata la nostra propensione a fidarci degli altri. In oltre tre anni di guerra, la prepotenza neo imperiale della Russia di Putin non è riuscita a realizzare pienamente il suo obbiettivo primario, che consisteva (e consiste tuttora) nella cancellazione perenne di ogni sorta di identità ucraina, non soltanto politica, ma anche culturale. Tuttavia, non si può neppure negare che, per la maggior parte dei Paesi europei, certi atteggiamenti aggressivi abbiano, comunque, rappresentato una sgradevolissima doccia gelata, che li ha costretti a guardare al proprio futuro attraverso lenti molto meno rosee rispetto a quelle utilizzate fino al giorno prima. Eppure – sorprendendo probabilmente non solo il resto del mondo, ma anche se stessa – l’Ucraina vive ancora: magari, perde ogni giorno qualche fazzoletto di territorio, ma, nonostante tutto, il suo sistema politico ha retto con un orgoglio, una dignità ed una libertà politica che consentono persino – sia pure sotto i missili che arrivano da Mosca – il regolare svolgimento di manifestazioni di piazza in contestazione a Zelensky. Permane, quindi, a Kiev una chiara determinazione a proseguire in quel solco tracciato dalle democrazie occidentali negli ultimi 80 anni e che ha dato vita ad un periodo di pace, benessere ed uguaglianza mai prima conosciuti nella storia dell’umanità.
Di conseguenza, se Putin aveva scommesso sulla decadenza di un’Europa che si sarebbe sciolta come neve al sole, deve ora rivedere – almeno parzialmente – i suoi calcoli, dovendo prendere atto del fatto che la nostra disponibilità ad aprire allegramente le porte a quanti vorrebbero la fine dell’Occidente è tutt’altro che scontata…
E qui torniamo al ragionamento di Mattarella, a giudizio del quale la vicenda ucraina “ha cambiato la storia dell’Europa”: e in effetti, è proprio su di essa che si stanno giocando tante cose, con gli Ucraini a formare l’estremo avamposto europeo in uno scontro ad Est, il cui esito potrebbe cambiare, in maniera anche epocale, il nostro stesso futuro.

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