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A cura di Ferruccio Bovio
Il fenomeno delle scommesse illegali esiste da tantissimo tempo, ma è una di quelle cose che restano sostanzialmente ignorate sino a che non viene colto con le mani nel sacco qualcuno che, per la sua notorietà, finisce per accendere i riflettori su certi giri d’affari milionari che sono illecitamente gestiti dalla malavita organizzata. E’ il caso dell’indagine condotta dalla procura di Torino che vede coinvolti tre notissimi calciatori professionisti ai quali – a dire il vero – l’art.24 del Codice di giustizia sportiva federale farebbe espresso divieto di “effettuare o accettare scommesse, direttamente o indirettamente, anche presso i soggetti autorizzati a riceverle, che abbiano ad oggetto risultati relativi ad incontri ufficiali organizzati nell’ambito della Figc, della Fifa e della Uefa”. Tutto ha avuto inizio con le rivelazioni di Fabrizio Corona che, lo scorso 4 agosto, rese noto l’altissimo indebitamento del centrocampista juventino, Nicolò Fagioli, il quale, a quanto pare, avrebbe accumulato perdite per addirittura un milione di euro in dodici mesi. Il personaggio è famoso, ma il suo – per quanto sia eclatante – altro non è se non un tipico coinvolgimento, in qualità di vittima, in quel mercato illegale del gioco online, il cui valore è stimato in Italia in oltre 18 miliardi di euro. Un mercato che di solito sfugge ai controlli delle autorità competenti, ma che rappresenta, invece, una ben concreta e triste realtà nella vita di tante persone che, puntando sui cavalli sbagliati, arrivano a perdere sino al loro ultimo centesimo: il tutto, ovviamente, attraverso transazioni in contanti che bypassano tutte le normative nazionali ed internazionali sulle forme di riciclaggio.
Viene da domandarsi per quale ragione dei ventenni che dispongono di conti correnti milionari, che godono di grande popolarità e nei confronti dei quali la fortuna sembra essere stata particolarmente generosa, sentano questa insana esigenza di mettere a rischio il proprio destino con azzardi che potrebbero anche compromettere del tutto la loro carriera. E ad allarmarci c’è pure la percezione di non essere in presenza di pochi casi isolati, ma piuttosto della punta di un iceberg dietro cui si nasconderebbero non soltanto le responsabilità dei calciatori, ma anche quelle di società e dirigenti che – a vario titolo – poco o nulla avrebbero fatto per contrastare questa pericolosa tendenza ludopatica.
Avrete probabilmente notato come pressoché tutti i giocatori, quando arrivano allo stadio, scendano dal pullman della loro squadra con quelle cuffiette incollate alle loro orecchie che sembrano isolarli da tutto e da tutti, quasi come vivessero in una dimensione personalissima ed inviolabile, nella quale sta forse diventando sempre più difficile distinguere il confine tra il lecito e l’illecito.
15 Ottobre 2023
Il Punto della Settimana di Ferruccio Bovio
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