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A cura di Ferruccio Bovio
Si chiama Tucker Carlson, da noi quasi nessuno sa chi sia, ma in America è uno dei più noti conduttori televisivi di programmi politici: un po’ il Bruno Vespa della situazione. Molto vicino alle posizioni della destra più radicale ed a quelle di Donald Trump, il nostro personaggio – dopo circa
un anno di assenza dai fatti che contano per via di un imprevisto licenziamento deciso, nei suoi confronti, dalla Fox News del Gruppo Murdoch – è tornato alla ribalta proprio in queste ore, grazie ad un’intervista concessagli a Mosca da Vladimir
Putin. Un privilegio riservato, almeno fino ad oggi, soltanto a lui tra tutti i giornalisti occidentali. Il motivo per cui, nel momento in cui ha deciso di parlare direttamente con Europa e Stati Uniti, la scelta del Cremlino è caduta proprio su Carlson è stato chiarito dal portavoce del governo russo, Dimitry Peskov, secondo il quale la posizione dell’opinionista californiano è originale, poiché “non è filo russa, non è filo ucraina”, ma contrasta, comunque, quella “dei media anglosassoni tradizionali”.
Dobbiamo confessare che, francamente, non eravamo particolarmente interessati a sapere quali dichiarazioni avrebbe rilasciato il Presidente russo al suo intervistatore, anche perché ci saremmo davvero stupiti se queste fossero risultate portatrici di rilevanti novità, rispetto alla solita vulgata propagandistica del regime, alla quale diventa sempre più difficile prestare attenzione. Diamo, quindi, per certo che chi leggerà l’intervista (appena pubblicata) si dovrà sorbire, per l’ennesima volta, le scontate lamentele del povero e pacifico Cremlino costretto a reagire dinanzi alle minacce dei nazisti di Kiev ed alle trame della NATO…
Passiamo, invece, oltre, perché, in tutta questa vicenda, a meravigliarci sul serio non è tanto quello che può essere stato detto a Mosca che – ripetiamo – ci sembra lasciare il tempo che trova, quanto piuttosto quello di cui si sta cominciando a discutere all’interno dell’Unione Europea, dove alcuni autorevoli europarlamentari – tra i quali l’ex presidente del Consiglio belga Guy Verhofstad – hanno chiesto sanzioni contro Tucker Carlson, colpevole – a loro giudizio – di farsi tramite della propaganda russa. La logica di questo tipo di ragionamento è quella che se l’Unione Europea impone sanzioni a chiunque aiuti la Russia, allora anche il caso Tucker Carlson (e cioè, quello di un giornalista che, in fondo, fa soltanto il suo mestiere) deve rientrare tra le situazioni da penalizzare…Restiamo interdetti, in attesa che da Strasburgo si levi qualche voce di buon senso anche in favore della libertà di fare informazione.
“Il Corsivo” a cura di Ferruccio Bovio non è un editoriale, ma un approfondimento sui fatti di maggiore interesse che i quotidiani spesso non raccontano. Un servizio in punta di penna che analizza con un occhio esperto quell’angolo nascosto delle notizie di politica, economia e cronaca.
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