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A cura di Ferruccio Bovio
Il Governo ha, dunque, fatto marcia indietro in merito all’opportunità di reintrodurre il redditometro, tra gli strumenti adottati dal Fisco per accertare se i redditi che un contribuente dichiara coincidano o meno con quelli che, effettivamente, percepisce. E noi pensiamo che, agendo in questo modo, l’esecutivo Meloni, abbia fatto anche bene, visto che stiamo parlando di un metodo di presunto accertamento che privilegia gli indizi rispetto ai riscontri concreti, focalizzando la sua attenzione più sulla tipologia che sulla reale consistenza delle spese che un determinato cittadino sostiene… In altre parole, col redditometro, l’indagine da parte dell’Agenzia delle Entrate, non avviene sul valore complessivo di quanto spendiamo, ma piuttosto sulla qualità dei beni di cui disponiamo. Pertanto, se ci appartiene un oggetto che, normalmente, rientra tra quelli che sono nelle disponibilità di classi di contribuenti superiori a quella cui apparteniamo noi, ecco che allora scatta , nei nostri confronti, quella presunzione di infedeltà tributaria che rivela come, per il nostro legislatore fiscale, non sia lo Stato a dover produrre le prove di un’eventuale evasione, ma sia, piuttosto, il cittadino a dover dimostrare la propria correttezza dinanzi all’erario. Il rischio, in questi casi, diventa, quindi, quello di non consentire più al singolo individuo di utilizzare liberamente il proprio denaro – che magari ha pure guadagnato in maniera del tutto onesta – per sottoporlo, invece, ad una prevenuta radiografia di carattere quasi morale. Per quanto, infatti, spesso si possa cadere nella tentazione di provare invidia od esprimere riprovazione nei riguardi di chi, apparentemente, conduce un tenore di vita che le sue entrate rendono difficilmente giustificabile, è sempre meglio evitare di generalizzare. Ad esempio, dietro ad una lunga vacanza trascorsa in prestigiosi alberghi internazionali possono celarsi vent’anni di ferie estive ed invernali trascorse rigorosamente in casa, nella paziente attesa di poter finalmente un giorno coronare il sogno turistico di una vita intera…
In conclusione, ci pare giusto che ognuno sia padrone di modellare la propria esistenza seguendo i criteri che gli sono più congeniali, senza che lo Stato intervenga per contestarne la sostenibilità finanziaria. Ecco perché approviamo lo stop al redditometro, inteso come sistema di valutazione che, facendo prevalere gli aspetti qualitativi su quelli quantitativi, rischia di concedere uno spazio troppo ampio a giudizi che sono soggettivamente politici e non oggettivamente contabili.
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