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IL CORSIVO
today24 Ottobre 2022
A cura di Daniele Biacchessi
Lui è Mario Draghi, ex banchiere della Bce, ex Governatore di Bankitalia, atlantista convinto, stimato dalle cancellerie europee e americane.
Lei è Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia, presidente dei Riformisti e Conservatori d’Europa, già vicepresidente della Camera dei deputati, ministro per la gioventù nel quarto governo Berlusconi, una vita spesa nel partito fin da giovane con Alleanza Nazionale.
Lui alto, le bassa. Lui, abituato ai luoghi del potere, la accoglie con aria distesa: “Benvenuta”.
Lei, commossa, dice: “Una cosa impattante emotivamente”. Lei si riferisce al picchetto d’onore che pochi minuti prima l’aveva accolta nel cortile di palazzo Chigi. Lui, il premier uscente, lei, il nuovo presidente del Consiglio si stringono la mano e si concedono ai fotografi nella sala delle Galere di Palazzo Chigi. Subito dopo escono dalla sala per un faccia a faccia nello studio del presidente.
Il passaggio di consegne tra Mario Draghi e Giorgia Meloni termina con il tradizionale rito della campanella. Din, din, din. “Suona, si sente”, dice lei. Poi Draghi esce, saluta tutti, scende le scale, i dipendenti della presidenza del Consiglio applaudono dalle finestre, entra in macchina e se ne va.
Il Palazzo è nelle mani di Giorgia Meloni che convoca il primo cdm. L’arrivo delle destre avviene in poche ore con il giuramento sulla Costituzione di sabato e i convenzionali riti di Palazzo Chigi.
Esce di scena un potere tecnico-politico, statuale, ma non confermato dai voti. Giunge un nuovo potere legittimato dagli elettori che però avrà ancora bisogno del vecchio potere per radicarsi nel tempo.
Credits: Agenzia Fotogramma
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