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A cura di Daniele Biacchessi
Nel centrodestra cresce il fronte che che chiede una maggiore moderazione dei parti. Sono per l’esattezza quattro elettori su 10, secondo un’indagine effettuata dall’Istituto demoscopico Noto Sondaggi per Repubblica sui sostenitori della maggioranza di governo. Esiste dunque un elettorato moderato e non dovevamo scoprirlo dai sondaggi che si porta in ogni appuntamento elettorale un peso rilevante all’interno della base del centrodestra. Si tratta del 30% di chi ha votato FdI alle Politiche del 2022, del 61% di chi sceglie Forza Italia ed il 43% dei leghisti vorrebbero che i propri partiti avessero posizioni più moderate. Il 27% dei simpatizzanti centrodestra si definisce “moderato” e non di destra. Rispetto all’Unione Europea le differenze si moltiplicano a pochi mesi dal voto del prossimo 8-9 giugno. Il 55% di Forza Italia è apertamente filoeuropeo, in Fratelli d’Italia il 57% è critico, nonostante la posizione europeista della presidente Meloni, e nella Lega il dissenso è condiviso dal 65%. Intanto, la sconfitta alle recenti regionali in Abruzzo, non sembra essere stata compresa dal centrosinistra. In Basilicata Pd e M5s hanno scelto il loro candidato, Domenico Lacerenza, ma non hanno coinvolto Calenda che si sente escluso dalla coalizione. In un sistema di veti incrociati, si parla di una possibile ritirata di Lacerenza, dopo l’indignazione popolare per un candidato «calato dall’alto», e le proteste di Carlo Calenda, infuriato con Schlein. Per dirla come Romano Prodi, “se volete vincere dovete mettervi d’accordo, se volete perdere continuate così”.
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