
Per un pugno di euro, i responsabili della funivia Stresa- Mottarone hanno manomesso il sistema frenante dell’impianto, inserito due forchettoni, cioè dei divaricatori che tengono distanti le ganasce dei freni che avrebbero dovuto bloccare il cavo portante in caso di rottura di quello trainante. Il cavo però si è rotto e la cabina, libera dall’unico vincolo, ha ripercorso a ritroso gli ultimi 300 metri a oltre cento chilometri orari, si è sganciata dalla fune portante e si è schiantata a terra, provocando la morte di 14 dei 15 passeggeri. Nulla sono valsi i due interventi tecnici effettuati dalla azienda di manutenzione, nel novembre 2020 e lo scorso 3 maggio. Una strage vera e propria, voluta e deliberata, per evitare il fermo della funivia in una giornata di grande traffico di passeggeri come la domenica. Il mero profitto ha prevalso sulla garanzia della sicurezza, solo che questa volta, nel calcolo di cassa, non era prevista la rottura del cavo e un bilancio di morti così alto. Chissà quante altre volte siamo saliti su impianti in cui la sicurezza era e forse resta un optional?