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A cura di Ferruccio Bovio
Al di là delle rissose polemiche che la questione del centro di accoglienza migranti in Albania ha scatenato tra maggioranza e opposizione, c’è, comunque, un qualche cosa, in tutto il sistema architettato dal Governo, di cui sinceramente ci sfugge la ratio.
Se non abbiamo capito male i meccanismi del giocattolo albanese, i migranti dovrebbero trovare soccorso in mare, grazie alle imbarcazioni della Guardia Costiera o della Marina militare, per poi essere trasferiti nel Centro realizzato in Albania, dove si svolgerebbero le necessarie procedure di accertamento delle identità e dello stato di salute, cui farebbe seguito uno step di valutazione inerente i requisiti previsti per la concessione di asilo e di protezione umanitaria. Chi risulta disporre di tali requisiti viene trasferito in Italia, mentre chi ne è privo dovrebbe, almeno in teoria, essere rimpatriato nel Paese di origine. Opzione, quest’ultima, abbastanza improbabile, considerato che il rimpatrio di un individuo presuppone non solo la conoscenza effettiva del suo Paese di origine (e spesso i migranti arrivano sulle nostre coste senza documenti), ma esige anche che, con quel determinato Stato, sussista un “accordo di riammissione”. E non è neppure detto che il Paese estero chiamato in causa sia sempre disposto a riaprire le porte di casa a tutti i suoi cittadini.
Naturalmente, il suddetto rimpatrio deve potersi considerare “sicuro” sulla base di criteri che sono stati esplicitati da una Direttiva europea, alla quale, non a caso, hanno fatto riferimento proprio i magistrati che hanno bloccato il trasferimento dei primi migranti al centro albanese.
A questo punto, se non andiamo errati, ci risulta pure che, comunque, l’intesa con l’Albania preveda che chi è ospitato nel Centro in questione non possa rimanervi per oltre 30 giorni, trascorsi i quali deve lasciare il Paese balcanico. Ciò significa però, che chi viene a trovarsi nella infelice condizione di dover essere rispedito verso la terra di provenienza sarà, per forza di cose, condotto in Italia, in attesa di un improbabile rimpatrio che chissà se potrà mai avvenire… Ma allora, la cosa va a finire che tutti i migranti ospitati temporaneamente in Albania, in un modo o nell’altro, prima o poi devono arrivare in Italia…Ma allora non è vero che l’iniziativa del Governo serve a limitare gli sbarchi incontrollati sulle nostre coste…Ma allora c’è qualcuno che riesce a spiegarci le ragioni per le quali è stato ideato un percorso così intricato e costoso, quando, molto più semplicemente, sarebbe bastato portare direttamente i migranti soccorsi in Italia, controllando così – nei nostri uffici già esistenti – chi ha diritto all’accoglienza e chi, invece, deve essere sottoposto a procedura di rimpatrio?
Francamente, abbiamo la sgradevolissima impressione che qualcuno a Roma abbia cercato di venderci molto bene la propria merce…
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