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A cura di Daniele Biacchessi
Quando muore un amico che conosci da molti anni, non sempre si trovano le parole giuste per descriverlo in forma pubblica. Oggi tocca a me tracciare il ricordo di Franco Di Mare, che se ne è andato a soli 68 anni a causa del mesotelioma, una malattia causata dall’esposizione prolungata di particelle di amianto durante le sue varie missioni come inviato di guerra della Rai a Sarajevo, nei Balcani. Franco è stato un giornalista dalla schiena dritta, uno che non ha mai fatto sconti a nessuno, a cui piaceva lavorare per passione civile, con un’idea alta del nostro mestiere. Proprio a Sarajevo aveva adottato una bimba di 10 mesi che poi ha chiamato Stella e che gli è stata accanto fino all’ultimo respiro di vita.
La storia di Franco Di Mare
Giornalista professionista dal 1983, Di Mare lavora in varie agenzie di stampa e all’Unità come cronista giudiziario. Nel 1985 viene trasferito a Roma alla redazione centrale del quotidiano, come inviato speciale e caporedattore. Arriva in Rai nel 1991 alla redazione esteri del Tg2, e nel 1995 diventa inviato speciale occupandosi della guerra dei Balcani. Nel 2002 passa al Tg1, e segue buona parte dei conflitti degli ultimi venti anni: Bosnia, Kosovo, Somalia, Mozambico, Algeria, Albania, Etiopia, Eritrea, Ruanda, prima e seconda guerra del Golfo, Afghanistan, Timor Est, Medio Oriente e America Latina. Nel 2003 diventa conduttore di Unomattina estate, quindi di Uno Mattina week end e poi dal 2004 di Uno Mattina. Nel 2016 conduce in seconda serata Frontiere, sempre su Rai 1. Nel 2019 diventa nuovo vicedirettore di Rai1, con delega agli approfondimenti e alle inchieste, e nel 2020 assume la direzione di Rai 3. A 40 anni dalla strage di Ustica e di Bologna, conduce su Rai 3 due speciali straordinari e innovativi. A quello su Bologna partecipai anch’io come testimone. Nel 2021 va in pensione ma prosegue nella conduzione di Frontiere.
L’ultimo libro e l’ultimo atto televisivo
Nel suo libro Le parole per dirlo. La guerra fuori e dentro di noi, Di Mare aveva raccontato la sua vita fino alla scoperta della malattia, il suo testamento. A Fabio Fazio aveva spiegato: “Ho avuto una vita bellissima e le memorie che ho sono piene di vita. Mi dispiace di scoprirlo adesso, ma non è troppo tardi, il mio arbitro non ha fischiato ancora”. In quell’intervista a Fazio, Di Mare aveva denunciato i vertici della Rai: “io chiedevo lo stato di servizio, l’elenco dei posti dove sono stato per sapere cosa si poteva fare. Non riesco a capire l’assenza sul piano umano, persone a cui davo del tu che si sono negate al telefono. Trovo un solo aggettivo: è ripugnante”. È stato ripugnante, caro amico di tante serate passate a cantare e sognare un mondo migliore.
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