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A cura di Ferruccio Bovio
Sta facendo molto discutere un video diffuso da Matteo Salvini, nel quale, tra i manifestanti filmati mentre protestavano, nel 2018, contro il divieto di sbarco dei migranti dalla nave Diciotti, compare anche la giudice Iolanda Apostolico: la stessa che, pochi giorni fa, non ha convalidato il trattenimento di alcuni migranti tunisini nel Centro di Permanenza per Rimpatri di Pozzallo, definendo “illegittimo” il decreto governativo che prevede l’applicazione di questa misura.
Naturalmente, ognuno è libero di frequentare le compagnie che preferisce, ma forse fa un po’ strano rilevare la presenza di un magistrato in un corteo di persone che gridano “assassini” e “animali”, rivolgendosi alle Forze dell’Ordine…
Le immagini in questione hanno destato reazioni che vanno dallo stupore all’indignazione non solo presso i partiti che sostengono l’esecutivo Meloni, ma anche tra alcune forze politiche di opposizione che hanno sottolineato come un giudice debba non soltanto essere imparziale, ma apparire anche tale.
A difesa della collega finita nell’occhio del ciclone è intervenuta l’Associazione Nazionale Magistrati che, nella persona del suo presidente, Giuseppe Santalucia, ha invitato a valutare “la terzietà dei magistrati sulla base dei provvedimenti e delle loro motivazioni” e non su altri ordini di considerazioni, poiché – a suo dire – l’atteggiamento più corretto da assumere dovrebbe essere sempre quello di analizzare tecnicamente i provvedimenti giudiziari, piuttosto che “fare lo screening al passato, alla vita privata del magistrato”.
Tuttavia, ci pare oggettivamente difficile sostenere che la partecipazione ad eventi pubblici, come una manifestazione avvenuta alla luce del sole nel porto di Catania, possa rientrare nella categoria degli atti la cui diffusione potrebbe violare la privacy di chiunque fosse stato presente…
Non da oggi, il problema della “terzietà” di chi ha il compito di giudicare o di arbitrare qualcosa costituisce un enigma davvero inquietante per l’individuo che si venga a trovare nella ben poco rassicurante condizione di dover dipendere dalle decisioni di un altro essere umano, del quale ignora del tutto la capacità di saper discernere senza lasciarsi troppo condizionare dal suo background culturale. E non parliamo esclusivamente di procedimenti giudiziari, ma anche di altre svariate situazioni che, per essere risolte, richiedano l’intervento di un soggetto che, almeno in teoria, dovrebbe presentarsi come super partes. E’, ad esempio, credibile che l’arbitro che si accinge a dirigere una partita sia un uomo che, per quanto appassionato di calcio, abbia sempre resistito alla piacevolissima tentazione di fare il tifo per una determinata squadra?
Il concetto di imparzialità – così come quello di perfezione di cui, a ben vedere, è parente stretto – comporta un assoluto distacco dalle passioni, dai pregiudizi e dai convincimenti personali e rappresenta, pertanto, un’astrazione che magari potrà anche far parte di altri mondi, ma sicuramente non del nostro. Poi, per fortuna, chissà quanti sono i giudici, gli ispettori, i preti o gli arbitri che mettono tutto il loro più convinto impegno per agire secondo imparzialità, ma ciò non toglie che la certezza di andare incontro ad un giudizio completamente sereno non l’avremo mai. Almeno in questa vita.
II magistrato, come ogni altro cittadino, è un personaggio che non può non avere idee politiche, filosofiche o religiose: un personaggio che, tra l’altro, negli ultimi trent’anni, ha manifestato una tendenza sempre più spiccata ad esprimerle apertamente, senza farsi troppi scrupoli circa la compatibilità tra certe sue prese di posizione e le aspettative di chi, legittimamente, fa affidamento su provvedimenti che non siano viziati da alcun tipo di preconcetti.
Però forse, in fondo in fondo e a voler essere ottimisti, una speranza neanche tanto remota di assoluta oggettività di giudizio esiste: ed è quella che risiede nelle immense potenzialità che l’Intelligenza Artificiale metterà sempre più a nostra disposizione. Ed in questo senso, l’applicazione sui campi sportivi di una tecnologia come il VAR che, affiancando l’azione dell’arbitro ne ha limitato la tradizionale e spesso fastidiosa onnipotenza, può già indicarci una strada da seguire per garantire maggiori certezze anche in altri ambiti di valutazione.