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A cura di Daniele Biacchessi
Tra Israele e Hezbollah è guerra totale.
Prima l’attacco hacker degli agenti del Mossad contro la rete dei cerca persone, dei walkie talkie, dei pannelli solari utilizzati da Hezbollah. Poi i raid israeliani in Libano e la prevedibile vendetta dei miliziani con il lancio di centinaia di missili in gran parte intercettati e distrutti da Israele, che hanno però provocato danni nelle aree urbane a nord di Haifa. Tutto accade mentre l’esercito israeliano compie un’irruzione nella sede di Ramallah di Al Jazeera per notificare la chiusura della rete televisiva per 45 giorni. La mappa delle zone interessate dal conflitto è composta da migliaia di punti caldi, e tra Gaza, West Bank, sud del Libano, le zone non toccate da azioni sono pochissime. Un portavoce di Hezbollah, Hassan Fadlallah, ha affermato che il conflitto tra il gruppo militante e Israele è ora entrato in una “nuova fase” e ha confermato che continueranno gli attacchi fino a quando non ci sarà un cessate il fuoco nella guerra a Gaza. Benjamin Netanyahu va avanti. “Se Hezbollah non ha recepito il messaggio, vi prometto che lo recepirà”, manda a dire il premier israeliano. Ormai la guerra è totale e gli esiti sono imprevedibili.
L’allarme dell’Onu: Medio Oriente sull’orlo della catastrofe.
Non è il primo allarme Onu, e purtroppo non sarà l’ultimo. “Il conflitto in Libano “rischia di diventare una nuova Gaza”, afferma il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres durante l’assemblea generale. Rincara la dose la coordinatrice speciale delle Nazioni Unite per il Libano Jeanine Hennis-Plasschaert, che fotografa senza compromessi la fragilità del residuo equilibrio in quell’area sconvolta dai conflitti e dalle tensioni. “Con la regione sull’orlo di una catastrofe imminente, non si può dirlo abbastanza: non esiste una soluzione militare che renderà più sicure entrambe le parti” spiega la funzionaria dell’Onu. Le sue parole di buon senso saranno purtroppo donate al vento, come accaduto dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023. Nessuno sembra avere la forza e l’autorevolezza di cessare il conflitto. Certamente non gli Stati Uniti in piena campagna presidenziale. Sicuramente non l’Autorità palestinese depotenziata sul piano politico. Soprattutto non Egitto e Qatar impegnati da mesi in un impossibile negoziato tra le parte. Il futuro non è scritto, ma il peggio potrebbe ancora avvenire.
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