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Il penoso spettacolo, a cui abbiamo assistito in diretta mondovisione dallo Studio Ovale, lascia intendere che il futuro dell’Ucraina sarà sempre più una questione da affrontare in un ambito strettamente europeo. Indispettita dall’opposizione di Zelensky, a consegnarle – senza fiatare ed in cambio di generiche promesse o di beffardi inviti a “fidarsi della parola di Putin” – l’immenso tesoro racchiuso nel sottosuolo del suo Paese, l’Amministrazione Trump sembra adesso orientata ad abbandonare Kiev al suo ingrato destino, sospendendo, fin da subito, ogni forma di aiuto militare: dalle forniture di armi all’accesso ai satelliti Starlink di Elon Musk, divenuti ormai indispensabili per quanto riguarda la connettività internet su tutto il territorio ucraino. Tuttavia, ad onta dei facili trionfalismi espressi dai vari putiniani di casa nostra, non sono pochi gli analisti di cose militari a sostenere, che, in realtà, il tracollo completo dell’esercito di Zelensky non sarebbe poi così prossimo, visto che disporrebbe ancora di armi e munizioni in quantità adeguata per resistere per qualche mese (forse, addirittura sei) senza ricevere ulteriori rifornimenti. L’esito della guerra in corso sarebbe, quindi, probabilmente scontato nel medio – lungo termine, ma non nel breve.
La patata bollente passa, dunque, al Vecchio Continente al quale tuttavia, se davvero riuscisse a trovare una sua unità di intenti sul sostegno alle ragioni del Paese aggredito, non dovrebbero affatto mancare le risorse finanziarie per subentrare agli Americani nel supporto militare a Zelensky: d’altra parte, i missili e i cannoni – che forse, al momento, scarseggiano negli arsenali di Berlino o di Parigi – si possono, pur sempre, acquistare anche da Paesi terzi… magari dagli stessi Stati Uniti, che, in questo caso, riuscirebbero ad unire l’utile (dei cospicui guadagni) al dilettevole (del mettersi comodamente d’accordo con Mosca per una ridefinizione delle rispettive aree di influenza a livello planetario). E in effetti, Donald Trump è stato molto chiaro nel ribadire, più volte, la sua ferma intenzione di non inviare neanche un soldato in Ucraina e di nemmeno voler concedere aiuti strategici ad un eventuale contingente europeo di peace keeping. E su queste ipotesi è stato irremovibile, sia parlandone con Macron, che con Starmer: Washington non vede, quindi, soluzioni terze rispetto alla continuazione della guerra – purché, naturalmente, a pieno carico degli Europei – oppure alla rapida capitolazione definitiva della resistenza ucraina di fronte agli appetiti dell’orso russo.
In conclusione, pare incredibile, ma stiamo davvero assistendo alla paradossale situazione in cui è un presidente americano a portare a compimento lo storico disegno perseguito oggi da Putin ed in passato dai suoi predecessori sovietici : quello cioè, di dividere l’Occidente in due sponde, tra di loro separate da un Oceano Atlantico di incomprensioni.
“Il Corsivo” a cura di Daniele Biacchessi non è un editoriale, ma un approfondimento sui fatti di maggiore interesse che i quotidiani spesso non raccontano. Un servizio in punta di penna che analizza con un occhio esperto quell’angolo nascosto delle notizie di politica, economia e cronaca.
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