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Un matrimonio che non “s’ha da fare” ? | 24/01/2025 | Il Corsivo

today24 Gennaio 2025

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Il matrimonio tra Generali e la francese Natixis, già approvato lo scorso fine settimana dal Comitato per gli investimenti del Gruppo assicurativo italiano, ha, dunque, ottenuto il via libera anche dal Consiglio di amministrazione di Generali. Di conseguenza, l’iniziativa – che ha sollevato non pochi dubbi sia a livello politico, che finanziario – sembra ormai avviata verso il suo sbocco finale, che consiste nella creazione del più importante gruppo europeo nella gestione del risparmio. Ma quali sono i vantaggi ed i rischi – ammesso che questi esistano realmente – connessi all’accordo in questione?
Innanzitutto, va detto che la joint venture tra Generali e Natixis Investment Managers, porta alla formazione di un gruppo da 1.900 miliardi di patrimoni in gestione, che si collocherebbe al nono posto nel mondo per masse gestite ed al primo in Europa. Per quanto riguarda la conduzione del nuovo gigante del risparmio, il gruppo triestino e quello parigino hanno pensato ad una una governance paritetica, nella quale ognuna delle due Società deterrà il 50% delle attività, con un Consiglio di amministrazione composto da rappresentanti di entrambe le parti e tre consiglieri indipendenti, mentre la holding principale avrà sede ad Amsterdam. In teoria ed in base a quanto dichiarato dai promotori della joint venture, da essa dovrebbero derivare accresciute e diversificate opportunità di investimento per tutta la clientela europea. Tuttavia, soprattutto tra i soci italiani di Generali, sono emerse non poche perplessità circa il rischio inerente l’eventuale passaggio del controllo dei risparmi di casa nostra ad un’entità che sarà pur sempre caratterizzata anche da una rilevantissima presenza francese. E stiamo, essenzialmente, parlando delle somme affidate a Generali dai sottoscrittori delle sue polizze vita, per un importo di ben 650 miliardi, che equivalgono – tanto per chiarirci meglio le idee – a poco meno di un quarto del nostro debito pubblico nazionale. E proprio a proposito di debito pubblico, viene anche da chiedersi se, considerato che Generali è uno dei maggiori investitori nei titoli di Stato italiani con un’esposizione di 37 miliardi di euro, un possibile allontanamento dei nostri risparmi dagli usuali presidi di controllo nazionali, non comporti pure il pericolo di dover subire ripercussioni indesiderate proprio sulla gestione di queste emissioni del Tesoro che, per il nostro Paese, sono di natura veramente strategica. Ma a gettare acqua sul fuoco è l’amministratore delegato di Generali, il francese Philippe Donnet, secondo il quale si tratta di dubbi davvero infondati, dal momento che tutte le decisioni sugli investimenti in Btp italiani “spettano e continueranno a spettare al Consiglio di amministrazione di Generali”. Pertanto, Donnet si dice sicuro del fatto che i benefici di questa operazione saranno presto riconosciuti da tutti i soggetti interessati. In primis, dagli Italiani.
E a noi non resta che sperare che sarà davvero così.

“Il Corsivo” a cura di Daniele Biacchessi non è un editoriale, ma un approfondimento sui fatti di maggiore interesse che i quotidiani spesso non raccontano. Un servizio in punta di penna che analizza con un occhio esperto quell’angolo nascosto delle notizie di politica, economia e cronaca.
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