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A cura di Ferruccio Bovio
Desta preoccupazione in Italia (almeno tra i partiti di Governo) l’accelerazione che la presidenza svedese dell’Unione Europea intende imprimere all’iter che porta all’attuazione definitiva della Direttiva UE sull’efficientamento energetico delle abitazioni.
Il documento comunitario prevede che entro il 2030 le case debbano rientrare almeno nella classe energetica “E”, per poi gradualmente salire di classe e raggiungere l’obiettivo delle emissioni zero entro il 2050. Il problema è che, per fare in modo che i loro immobili risultino essere pienamente in regola entro quella data, i proprietari saranno costretti a ristrutturarli pagando di tasca propria. E purtroppo, si tratta di una misura che è destinata ad incidere in particolar modo sul patrimonio immobiliare italiano che è costituito, prevalentemente, da case vecchie. Basti pensare che, secondo le stime fornite dall’Ance, (l’Associazione nazionale dei costruttori), c’è il rischio che a dover essere ristrutturati risultino addirittura i 2/3 degli edifici italiani. Per la precisione – spiega sempre l’Ance – il 74% dei nostri immobili è stato realizzato prima dell’entrata in vigore della normativa completa sul risparmio energetico e sulla sicurezza sismica. Ciò significa che, su 12,2 milioni di edifici, oltre 9 milioni sono particolarmente inquinanti. Di conseguenza, per poter accogliere, senza eccessivi patemi d’animo, la Direttiva europea, occorrerebbe che questa fosse accompagnata anche da una illuminata politica industriale, in grado di garantire un’adeguata serie di incentivi mirati a coinvolgere la più ampia platea possibile. Altrimenti, il provvedimento di Bruxelles si rivelerà decisamente punitivo per milioni di cittadini italiani, anche perché – come osserva la Confedilizia – i tempi ridottissimi previsti dalla Direttiva provocheranno una tensione senza precedenti sul mercato, caratterizzata da un aumento spropositato dei prezzi e dalla difficoltà nel reperire materie prime, ponteggi o manodopera qualificata.
Pesa, inoltre, come un macigno sulle aspettative delle famiglie italiane anche la proposta di subordinare la possibilità di vendita o di locazione di un immobile all’appartenenza ad una classe energetica alta: e stiamo parlando di un’ipotesi che oltre a paralizzare, quasi del tutto, il mercato immobiliare, comporterebbe pure una riduzione inevitabile del valore dei beni, oltre a rappresentare un grave pericolo per gli istituti di credito, i quali vedrebbero, in tal modo, diminuire sensibilmente la consistenza delle garanzie poste a tutela dei finanziamenti concessi ad una clientela ormai decisamente impoverita.
Per fortuna, nulla è già stato deciso e ci sono, comunque, ben 1.500 emendamenti che, al Parlamento Europeo, gravano su questa proposta di legge e che ci auguriamo finiscano per attenuarne la severità.
Ben venga, quindi, ogni passo in avanti sul cammino della sostenibilità ambientale, purché però, non ci si scordi del fatto che di sostenibilità ne esiste anche un’altra: ed è quella sociale.
15 Gennaio 2023
Il Punto della Settimana di Ferruccio Bovio
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