
Una memoria non condivisa: Ramelli e Fausto e Iaio.
Il 13 ottobre 2022, nel suo discorso di insediamento a Palazzo Madama, Ignazio La Russa aveva ricordato quattro nomi uccisi negli anni Settanta (il commissario Luigi Calabresi, il giovane missino Sergio Ramelli, i ragazzi del Leoncavallo Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci detto Iaio), chiedendo una pacificazione. Per Ramelli c’è una giustizia penale. Per Tinelli e Iannucci non c’è alcun processo. E la memoria resta non non può essere condivisa.
I fatti.
Il 13 marzo 1975, Sergio Ramelli, militante del Fronte della Gioventù, venne ucciso a colpi di chiave inglese da uno spezzone del servizio d’ordine di “Avanguardia Operaia”, sotto la sua abitazione milanese. Morì il 29 aprile dello stesso anno. Per il suo assassinio si tenne un processo con sentenza passata in giudicato: i responsabile dell’aggressione vennero identificati dieci anni dopo l’aggressione durante l’inchiesta dell’allora giudice istruttore Guido Salvini. Il 18 marzo 1978, sempre a Milano, nel quartiere Casoretto, due giorni dopo il rapimento di Aldo Moro e l’uccisione degli uomini della sua scorta, un commando di killer formato da tre persone con ogni probabilità giunti da Roma, aiutati da altri camerati di Milano, ammazzano con otto colpi di pistola Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci, due ragazzi che frequentavano il Centro sociale Leoncavallo.
Un duplice omicidio senza colpevoli.
Le indagini iniziarono male e proseguirono ancora peggio. Numerosi magistrati aprirono e chiusero il fascicolo, fino all’archiviazione del Gup Clementina Forleo del 2000: “Pur in presenza dei significativi elementi indiziari a carico della destra eversiva ed in particolari degli attuali indagati, appare evidente allo stato la non superabilità in giudizio del limite appunto indiziario di questi elementi, e ciò soprattutto per la natura de relato delle pur rilevanti dichiarazioni”. Dal gennaio 2024 si è aperta l’ultima inchiesta della Procura di Milano su richiesta dell’intero consiglio comunale di Milano e del sindaco Sala. Un paese civile darebbe ai familiari di Fausto e Iaio non solo una verità storica, ma anche un processo, una giustizia, anche molti anni dopo, per uno dei tanti, troppi omicidi politici e stragi rimasti irrisolti, con assassini ancora impuniti.
“Il Corsivo” a cura di Daniele Biacchessi non è un editoriale, ma un approfondimento sui fatti di maggiore interesse che i quotidiani spesso non raccontano. Un servizio in punta di penna che analizza con un occhio esperto quell’angolo nascosto delle notizie di politica, economia e cronaca.
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