IL PUNTO DELLA SETTIMANA

Una sentenza che fa davvero discutere | Il Punto della Settimana

today14 Settembre 2025

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Si dice che “le sentenze non si discutono” e, francamente, questo approccio autoritario all’amministrazione della giustizia, noi lo abbiamo sempre contestato, pensando che la pronuncia di un tribunale sia un qualche cosa che riflette la cultura prevalente in un determinato momento storico e che, quindi, non costituendo affatto un’affermazione statica ed immutabile nel tempo, possa certamente essere messa in discussione seguendo l’evoluzione delle società in cui viviamo.
Facciamo questo preambolo, perché profondamente contrariati dalle motivazioni della sentenza del Tribunale di Torino, secondo la quale l’aggressione selvaggia ad una donna che pure ha vissuto anni di angherie e di violenze, viene definita come “umanamente comprensibile”, se ricondotta al contesto. L’avrete forse già capito che ci stiamo riferendo al caso di Lucia Regna, ridotta quasi allo stato di cecità dalle percosse del marito e costretta a subire un intervento chirurgico della durata di sei ore, nel disperato tentativo di ricostruirle il volto completamente distrutto dalla furia criminale dell’uomo con quale è sposata da vent’anni. Tuttavia, per i giudici che hanno formulato il verdetto, l’ira del marito va, in qualche modo, compresa in quanto scatenata dalla decisione della Regna di “sfaldare” il nucleo familiare, lasciandolo per avviare una nuova relazione. Pertanto, seguendo questo tipo di ragionamento, la donna diventa sostanzialmente corresponsabile della violenza subita, poiché se non avesse rotto l’unità familiare e se non avesse scelto un altro uomo, molto probabilmente non avrebbe rischiato di perdere la vita… Insomma, ad accettare la ratio della sentenza, quei sette minuti di violenza incontrollata non sarebbero stati il frutto di “un accesso d’ira immotivato e inspiegabile”, ma piuttosto “uno sfogo ricondotto nella logica delle relazioni umane”.
La corte di Torino ha poi anche aggiunto che “l’uomo si sentiva vittima di un torto”, perché lei aveva ormai un altro…e di conseguenza, nel suo caso, si può parlare di “un sentimento molto umano e comprensibile da chiunque”. Ebbene, questo “signor chiunque” – cui accenna la sentenza – vorremmo tanto appartenesse ad una specie in estinzione…
Chi avrebbe mai pensato di poter ancora leggere simili motivazioni nel 2025?

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