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A cura di Ferruccio Bovio
Purtroppo, quello del turista che, scivolando all’indietro nel tentativo di farsi un selfie, ha danneggiato agli Uffizi il “Ritratto di Ferdinando de’ Medici gran principe di Toscana” non è affatto un caso isolato. Sono, infatti, parecchi gli episodi nei quali visitatori distratti o superficiali (se non addirittura cretini) hanno provocato danni rilevanti al nostro patrimonio artistico. E’ di pochissimi giorni fa, ad esempio, anche la quasi comica performance di una coppia di turisti stranieri che, dopo avere sfondato l’opera dell’artista Nicola Bolla “La sedia di Van Gogh” (ricoperta di brillanti Swaroski) – sulla quale uno dei due si era seduto per farsi scattare una fotografia – hanno pure tentanto (per fortuna, inutilmente) di darsela a gambe. E che dire della diffusissima abitudine di incidere il proprio nome (o magari una frase davvero inopportuna) sui marmi antichi della Roma imperiale o di scarabocchiare qualcosa con un pennarello su un affresco di Ercolano?
Eppure, stiamo parlando di alcuni dei luoghi più visitati al mondo e, quindi, certamente muniti di tutte le misure di prevenzione più avanzate: tuttavia, anche negli ambienti meglio controllati, l’imprevisto resta, evidentemente, sempre in agguato. Se poi l’imprevisto è pure semi – intenzionale, allora qualsiasi impegno diretto a tutelare l’integrità di un determinato bene culturale va a complicarsi in maniera davvero preoccupante. Se, infatti, chi entra in un museo non lo fa più per ammirare le bellezze artistiche, ma lo fa, invece, più che altro per ammirare ed esaltare se stesso, attraverso una propria immagine immortalata a fianco di un Raffaello o di un Caravaggio, ecco che allora il problema comincia ad aggravarsi sul serio, poiché si passa dal piano tecnico – organizzativo a quello socio – culturale…
In altre parole, se quello che conta veramente non è tanto l’osservazione di un dipinto o di una scultura, ma piuttosto il poter dimostrare agli altri che, effettivamente, siamo stati sul posto e l’abbiamo vista e fotografata, diventa, quindi, abbastanza chiaro che, in futuro, il patrimonio artistico mondiale sarà sempre più chiamato a fare i conti con un nuovo e ben poco intercettabile pericolo: ovverosia, quello rappresentato dal narcisismo. Diteci voi, quindi, amici ascoltatori, se dobbiamo, attribuire la responsabilità del danneggiamento del ritratto di Ferdinando de Medici a chi gli è goffamente caduto addosso, oppure a un mondo in cui l’essere sta cedendo sempre più il passo all’apparire.
24 Giugno 2025
Scritto da: Redazione
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