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C’è un fenomeno, in Italia, che risulta essere pericolosamente in crescita: e stiamo parlando di quello che riguarda le aggressioni subite dal personale sanitario. Basti pensare che, lo scorso anno, sono stati segnalati oltre 16mila casi di manifestazioni violente su tutto il territorio nazionale, per un totale di circa 18mila operatori rimasti coinvolti negli episodi denunciati. Si noti che il numero egli aggrediti supera quello delle aggressioni, poiché spesso queste ultime si rivolgono verso più individui. I dati che citiamo, sono quelli forniti dal ministero della Salute ed evidenziano anche come, in larga misura, ad essere vittime siano state le professioniste donne, soprattutto nella fascia di età compresa tra i 30 e i 39 anni.
La categoria più penalizzata è quella degli infermieri, seguiti dai medici e dagli operatori socio-sanitari. Inoltre, le posizioni più esposte al rischio risultano essere i Pronto Soccorso e le Aree di Degenza, dove, in genere, ad aggredire sono prevalentemente i pazienti ricoverati. A ciò va aggiunto che c’è pure un 6 % degli episodi rilevati che consiste in danneggiamenti di beni di proprietà del professionista preso a bersaglio.
Un’indagine svolta dall’ANAOO ASSOMED, il più radicato sindacato dei medici ospedalieri, segnala, inoltre, che addirittura l’81% del campione intervistato nel mese di marzo, afferma di essere stato vittima di aggressioni fisiche o verbali. Nello specifico, il 23% riferisce di aggressioni fisiche, il 77% di minacce verbali, mentre il 75% ha avuto, comunque, modo di assistere personalmente ad aggressioni ai colleghi. Ad allarmare è anche la rassegnazione con la quale il 69% dei sanitari rinuncia a denunciare l’aggressore, per evitare spese legali, udienze in tribunale e magari ulteriori minacce e violenze. Infine, per quanto concerne il coinvolgimento delle forze dell’Ordine, il sindacato spiega che queste si sono attivate nel 26% dei casi (e quindi solamente nei casi più gravi).
Tra le varie proposte che vengono avanzate per porre, finalmente, un argine ad un problema così intollerabilmente increscioso, vi segnaliamo anche quella che, proposta da alcune organizzazioni sindacali, chiede che venga riconosciuta a tutti i medici ed infermieri che lavorano nel Servizio Sanitario Nazionale, la qualifica di “pubblico ufficiale”. Si tratterebbe, in sostanza, di un provvedimento normativo tale da chiarire, in modo inequivocabile, che aggredire, verbalmente o fisicamente, un medico o un infermiere in servizio equivale, penalmente, ad aggredire un carabiniere o un poliziotto, con tutte le maggiorazioni sanzionatorie previste dal Codice (fino a 5 anni di reclusione prolungata per i casi di violenza e 3 anni per quelli in cui si configurano i reati di oltraggio e minaccia).
Ed effettivamente, tenuto conto della funzione – secondo noi – indiscutibilmente pubblica svolta da chi, negli ospedali, è costantemente a contatto con malati e parenti di ogni tipo, può apparire piuttosto strano che a nessun legislatore sia mai venuto in mente di conferirgli lo status di pubblico ufficiale. Sembra così anche a voi?
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14 Marzo 2024
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Scritto da: Giornale Radio
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