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Il Ramadan, come è noto, corrisponde al nono mese del calendario lunare islamico ed è un periodo durante il quale i fedeli musulmani sono tenuti ad astenersi dal mangiare, bere, fumare ed avere rapporti sessuali dall’alba al tramonto. Si tratta di scelte di carattere religioso che, come è facilmente immaginabile, comportano sacrifici non indifferenti già per gli adulti che intendono seguirle, ma come si concilia la loro imposizione nei confronti di bambini che frequentano ancora le scuole elementari? Secondo il noto giornalista e scrittore egiziano Magdi Allam, convertitosi qualche anno fa al cattolicesimo, il digiuno del Ramadan sarebbe assolutamente da vietare agli scolari delle primarie. Lo Stato dovrebbe, quindi, a suo parere, intervenire per tutelare la salute dei bambini: ed è lo stesso Allam a spiegare come l’idea gli sia venuta leggendo di casi – segnalati in questi giorni da alcuni insegnanti e dirigenti scolastici – di bambini di 6- 7 anni costretti a non mangiare, né bere e che, di conseguenza, in classe mostrano inevitabili segni di spossatezza e difficoltà di concentrazione. Ed effettivamente, non ci vuole un grosso sforzo di fantasia per comprendere come dodici ore consecutive di fame e di sete per trenta giorni debbano risultare un qualche cosa di insostenibile per bambini così piccoli che, tra l’altro, nelle pause destinate alla mensa, devono anche sorbirsi la visione dei loro compagni che mangiano e bevono liberamente… E proprio in riferimento ad episodi realmente accaduti nell’istituto scolastico genovese che dirige, una preside ha emanato una circolare in cui si chiariva che, considerati alcuni “malori dovuti al digiuno” registrati tra gli alunni, in caso di nuovi episodi, la scuola sarebbe intervenuta non solo chiamando il pronto soccorso e i genitori, ma anche segnalando la situazione alla Procura presso il Tribunale dei minori.
La pediatria attesta che il metabolismo dei bambini è accelerato e, pertanto, hanno bisogno di mangiare spesso. Di conseguenza, per gli alunni delle elementari che seguono il Ramadan, diventa quasi impossibile mantenere l’attenzione a scuola tutto il giorno. Oltre tutto, quand’anche una famiglia cercasse di non mandare il proprio figlio a scuola del tutto a digiuno, doverebbe, comunque, svegliarlo prestissimo (e cioè, prima dell’alba), con l’effetto inevitabile di arrivare all’ora di pranzo già completamente stanco…
Si tratta di argomenti – come, ad esempio, anche quelli relativi alle modalità di macellazione delle carni – molto delicati perché, spesso e volentieri, danno origine a discussioni e ad equivoci che riguardano il tema della libertà religiosa.
Ritenete che esigenze di primaria importanza come la tutela della salute dei bambini costituiscano una ragione sufficiente per giustificare – come pensa Magdi Allam – un intervento limitativo dello Stato su questioni che sono prettamente di cultura, religione e coscienza?
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18 Marzo 2024
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Scritto da: Giornale Radio
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