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Oggi, 10 ottobre, si celebra la Giornata Mondiale della Salute Mentale: una ricorrenza concepita al fine di sensibilizzare la gente sulle questioni che riguardano il benessere psichico, considerando non soltanto i mezzi terapeutici utili a garantirlo, ma anche la necessità di combattere anacronistiche forme di pregiudizio e di discriminazione che investono ancora oggi il tema della salute mentale. Un tema che riguarda tutta la nostra società, poiché lo stato di equilibrio psichico di un qualunque individuo è spesso pesantemente condizionato dalle circostanze in cui è nato, in cui si è formato ed in cui vive in un determinato momento della sua esistenza. Pertanto, il disagio mentale è, generalmente, il prodotto di un’ influenza reciproca che si viene a creare tra la vulnerabilità naturale delle persone e gli eventi della loro vita che possono causare situazioni stressanti, sia di carattere temporaneo, che cronico.
Di conseguenza, occorre affinare la qualità della risposta che dobbiamo dare ai fattori di stress, cercando, in tal modo, di favorire il più possibile la capacità dei singoli di aumentare le proprie difese di resilienza, attraverso lo sviluppo di interazioni sociali positive quali, ad esempio, possono essere l’abitare in quartiere tranquillo, l’affrontare studi o lavori stimolanti o l’inserirsi in comunità adeguatamente accoglienti.
Tra l’altro, le insidie per la nostra salute mentale possono manifestarsi in tutte le fasi della vita: ed in particolare, quelle che si verificano durante la prima infanzia risultano essere tra le più insidiose. Ed a questo proposito, vi segnaliamo una serie di dati estremamente allarmanti – recentemente forniti dall’UNICEF – dai quali emerge che, a livello mondiale, più di un adolescente su 7 (tra i 10 e i 19 anni) vive con un problema di salute mentale diagnosticato. Inoltre, sono giovani la maggior parte delle 800.000 persone che, ogni anno, muoiono togliendosi la vita volontariamente, facendo così del suicidio la quarta causa principale di morte tra i giovani fra i 15 e i 19 anni. In sostanza – puntualizza l’UNICEF – si sta parlando di più di un giovanissimo ogni 11 minuti.
Diciamoci la verità, se ci guardiamo intorno, di comprensione per i disturbi della psiche in giro ne troviamo pochina…Spesso il lamento che ci giunge da una persona che soffre di un problema mentale viene accolto con una certa insofferenza, quasi si trattasse, più che altro, di un capriccio. Salvo poi, quando magari questo capriccio finisce precipitando dal sesto piano, fare un’amara riflessione sul fatto di avere superficialmente ignorato la richiesta di aiuto di un poveretto “che allora doveva proprio stare male sul serio”…Di solito, nessuno si fa problemi a dichiarare di soffrire di ulcera o di asma, ma sarà ben difficile trovare qualcuno che parli apertamente dei suoi disturbi mentali o di quelli di un suo parente: persiste, infatti, tuttora – e ad un livello sociale abbastanza esteso – un ancestrale pregiudizio che impedisce di accettare la malattia mentale, senza doversene vergognare. Un atteggiamento poco accorto che, tra l’altro, proprio per questa ritrosia a riconoscere oggettivamente la natura del disturbo, sfocia, sovente, in un ricorso tardivo alle cure psichiatriche che avviene, quindi, quando una patologia – che, se presa per tempo, avrebbe potuto essere, se non guarita, almeno contenuta entro limiti meno gravosi – è ormai, colpevolmente, andata troppo avanti.
E voi, cari ascoltatori, in che rapporto vi ponete nei confronti dei disturbi della mente e della psichiatria? Chi è lo psichiatra? Un medico che può realmente intervenire con efficacia sui suoi pazienti, oppure un ostinato Don Chisciotte che combatte contro patologie dalle quali non si può guarire?
10 Ottobre 2024
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Scritto da: Giornale Radio
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